M.Brun.
PERUGIA – Nuvole minacciose sul futuro dell’acciaio che arrivano soprattutto dall’Europa. Incertezze su come finirà l’incontro del 20 gennaio dal ministro Urso, tra Ast e Governo, per cercare di chiudere l’Accordo di programma, tornato a essere più complicato di quel che si poteva pensare qualche settimana fa.
Adesso però il destino dell’acciaio di Terni potrebbe tornare a incrociarsi con quello di Taranto e dell’ex Ilva.
Sono infatti arrivate le proposte di acquisto al Ministero di Urso: si tratta di 3 proposte per l’acquisizione dell’intero impianto e 7 per parti in vista di eventuali, ma non probabili, spezzatini. Di
italiano, ufficialmente, c’è la proposta di Marcegaglia per un’area della produzione.
Ma il Ministero sembra piuttosto orientato a vendere in blocco, quindi al momento pare si stia focalizzando sulle tre proposte complessive.
Una viene dall’Azerbaijan (Baku steel), un’altra dall’India (Vulcan Green Steel), la terza è quella di fondo americano specializzato nel settore, Bedrock industries.
Voci, da confermare, dicono che qualora fosse quest’ultima offerta a prevalere, potrebbe entrare nella partita, a qualche titolo, anche un player italiano e si fa il nome del più importante, quindi del gruppo
Arvedi.
Il cielo dell’acciaio resta pieno di nuvole, ma si spera sempre in qualche schiarita.


