TERNI – I mesi a passo di tartaruga sembrano archiviati. Ora il cantiere del Verdi fa persino lo straordinario. Con ruspe e demolitori in azione fino alle sette e mezzo di sera, per la gioia dei residenti, che consumano la cena su piatti traballanti.
Il cantiere da qualche giorno è tutta una vibrazione: si inizia a lavorare alle otto e si va avanti fino a quasi le venti alla luce delle lampade per rispettare i tempi di consegna fissati dal Pnrr per la fine del 2026. Il cambio di passo nella conduzione delle opere non corrisponde però a quello progettuale. Tempo prezioso potrebbe perdersi per adeguare un progetto che – è ormai assodato – deve essere modificato. Il ridotto interrato da 150 posti non si farà più, perché a sette metri di profondità oltre ai cunicoli ci sono tracce di storia medievale che possono essere ricoperte ma non “eliminate”. Anche per questo Palazzo Spada ha deciso di rinunciare all’auditorium interrato.
A Palazzo Spada ci sono diversi dubbi sul da farsi. Per alcuni la rinuncia al ridotto potrebbe essere l’occasione buona per recuperare la forma, i volumi e l’altezza della sala stoica all’italiana al fine di ottenere una capienza maggiore – passando dagli ottocento spettatori previsti a 1.200. Per altri tutto deve rimanere com’è, tranne che per il ridotto.
Dunque ancora il progetto alternativo non esiste. L’assessore ai lavori pubblici Giovanni Maggi sta cercando di districare la matassa. Recuperare l’altezza elevandosi di tre metri vorrebbe dire anche perfezionare gli strumenti urbanistici.


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