R.U.
TERNI – Cosa sta succedendo agli asili di Terni? Se lo chiedono con preoccupazione le famiglie, abituate (da anni, in verità) a una situazione di stallo, fatta di zero assunzioni e nessun investimento. Se non d’emergenza, con contratti mensili o addirittura settimanali agli istruttori educativi, e quella che viene considerata poca attenzione alla continuità educativa.
Secondo le lamentele delle famiglie, per dare alcuni numeri, basti pensare che mentre il Comune di Assisi celebra in questi giorni i 166 posti nei nidi comunali, a Terni lo scorso anno solo 93 domande di iscrizione furono accolte, con oltre 100 famiglie rimaste fuori dalla graduatorie e costrette durante l’estate a cercare all’ultimo un posto privato. E qui arriva l’altra nota dolente: i genitori lamentano come anche quest’anno non siano ancora stati fatti open day per le iscrizioni. Siamo praticamente ad aprile e l’ipotesi è che si arrivi presto a maggio come già lo scorso anno, con le iscrizioni dai privati che di solito si chiudono già a febbraio: «Come facciamo a capire dove mandare i nostri bambini a settembre?», chiedono con preoccupazione.
Un problema che arriva da lontano, con i servizi pubblici per gli infanzia che appaiono «depotenziati», anche per mancanza di personale, con un turn over dovuto ai pensionamenti praticamente bloccato. Come noto, solo nel 2022 c’è stato il concorso per istruttori educativi, dopo quasi 20 anni di attesa. Assunte le 5 vincitrici, degli altri in graduatoria nessuno è stato chiamato: il Comune di Terni ha continuato a prediligere vecchie graduatorie per titoli “prestando” i vincitori di concorso al Comune Di Spoleto. E anche così, il piano di fabbisogno firmato all’epoca dalla giunta del sindaco Latini, non è stato mai concretizzato, mancando all’appello altri due istruttori educativi, che non sarebbero stati comunque sufficienti a coprire il fabbisogno di personale del settore. Le famiglie ricordano come dalla sua elezione il sindaco Stefano Bandecchi «ha cambiato almeno quattro volte il piano di fabbisogno», ma sembra sempre «levando risorse ai nidi comunali». Con gli attuali 27mila euro previsti per i contratti a tempo determinato, un’ottantina per le sostituzioni e centomila euro destinati al lavoro interinale, a chiamata. «Come si assicura così la continuità educativa – si lamentano le famiglie -? Senza considerare che basta guardare anche i costi, ormai, per chi ha un Isee superiore ai 20mila euro, che non si discostano più di tanto da quelli del privato. Il Comune dov’è?»


