TERNI – La morte di Sanderson Mendoza non verrà archiviata in fretta. Non solo perché è morto un ragazzo di 26 anni, solare e bene inserito nella Terni multietnica, ma perché questa tragedia ha riacceso l’attenzione sulle condizioni di sicurezza di Ast, in particolare sulla filiera dello smaltimento delle scorie. Una procedura che aveva già sollevato dubbi sia per l’incolumità dei lavoratori che per la ricaduta ambientale.
Dalla città, dalle istituzioni e dalla società civile, arrivano una serie di iniziative tese ad affrontare il problema una volta per tutte. Innanzitutto c’è l’inchiesta della magistratura, che ora indaga per omicidio colposo e che sta compiendo perizie non solo sul piazzale in cui è avvenuto l’incidente ma sull’autocarro andato a fuoco, non lasciando scampo al povero Sanderson. Sullo speciale mezzo allestito per trasportare le scorie incandescenti, si sofferma l’attenzione dei periti soprattutto per il fatto che secondo le procedure lo sversamento della scoria liquida non dovrebbe mai avvenire. Sul fronte della società civile c’è la discesa in campo dell’ex assessora all’ambiente della giunta Bandecchi, Mascia Aniello. La Aniello aveva già rivelato di aver a suo tempo segnalato la pericolosità ed il danno ambientale delle lavorazioni delle scorie. Ora rilancia, dicendosi pronta ad uno sciopero della sete. E chiedendo alla Regione di agire sulla Autorizzazione Integrata Ambientale, di mettere in campo cioè prescrizioni più severe nei confronti di Tapojarvi, ad iniziare dalla proibizione del trasporto su gomma dell’acciaio liquido, da far passare invece in apposite condutture.
Tutte le istituzioni hanno dato il massimo risalto alla vicenda di Sanderson Mendoza, l’operaio morto per portare a casa lo stipendio. Tutte hanno chiesto ad Ast e a Tapojarvi di rivedere le procedure sulla sicurezza.
