Redazione Perugia
PERUGIA – La Procura generale di Perugia, d’intesa con la Procura distrettuale della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Perugia e la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Perugia, ha promosso un “Protocollo d’intesa in favore di soggetti minorenni inseriti in contesti criminali riconducibili ad organizzazioni terroristiche di matrice jihadista, suprematista, neonazista ed accelerazionista”.
L’accordo, siglato nei giorni scorsi, trova il proprio fondamento nella necessità di rafforzare la collaborazione tra le istituzioni giudiziarie, al fine di garantire una risposta efficace e coordinata in ordine ai fenomeni di radicalizzazione e coinvolgimento di minori in attività legate a organizzazioni terroristiche. In tal senso è imprescindibile che gli interventi operino in un’ottica di tutela dei minori, proteggendoli dai processi di proselitismo criminale, spesso veicolati attraverso i social media e le piattaforme online, ed offrire loro percorsi di recupero e deradicalizzazione. Il protocollo prevede una stretta cooperazione nelle attività investigative e l’attivazione di misure di prevenzione tempestive, con particolare attenzione, pertanto, all’aspetto educativo e alla salvaguardia del benessere del minore.
Saranno promossi interventi mirati di supporto psicologico e sociale, in collaborazione con i servizi della giustizia minorile, i servizi territoriali e le istituzioni scolastiche, favorendo anche il coinvolgimento delle famiglie.
È ferma convinzione delle Procure aderenti che la firma di questo protocollo, rappresenti un passo fondamentale per proteggere i ragazzi del territorio umbro da pericolose derive
criminali, in quanto solo attraverso un intervento coordinato e sinergico sarà possibile offrire ai minori coinvolti opportunità concrete di recupero e reinserimento sociale, garantendo al
contempo la sicurezza della comunità.
Il protocollo, che avrà durata biennale, con possibilità di rinnovo, prevede anche attività di formazione congiunta per magistrati, forze di polizia e operatori sociali, non solo per rafforzare la capacità di individuare precocemente segnali di radicalizzazione e adottare interventi adeguati, ma anche al fine di evitare le conseguenze derivanti da condizioni di disagio, emarginazione, ed abusi, in cui possono incorrere i minori.
Questi ambiti, infatti, costituiscono terreno fertile per il facile reclutamento da parte delle organizzazioni terroristiche di matrice Jihadista, suprematista, neonazista e accelerazionista, di soggetti minorenni fragili, che per età, esperienze di vita e fattori socio-ambientali, sviluppano acredine oppositiva nei confronti delle Istituzioni e della società civile e vedono nell’adesione all’organizzazione criminale la possibilità di rivalsa ed affermazione sociale.


