Consiglio regionale, respinta la mozione di sfiducia a Proietti

La votazione finale ha visto gli 8 sì dell’opposizione di centrodestra e i 12 no della maggioranza di centrosinistra. La governatrice si astiene

PERUGIA – Respinta dall’aula di palazzo Cesaroni la mozione di sfiducia alla presidente Proietti presentata dai gruppi di centrodestra in seguito alla stangata sulle tasse decisa dal governo regionale. La votazione finale è arrivata dopo quattro ore di serrata discussione. L’atto ha ricevuto gli otto sì dei consiglieri regionali di minoranza e i 12 no dei rappresentanti della maggioranza di centrosinistra. La governatrice ha scelto di astenersi.

La mozione, la cui approvazione avrebbe comportato la decadenza della Giunta e la fine della Legislatura, auspicava le dimissioni della presidente Proietti facendo riferimento a «diverse incongruenze e falsità nelle sue dichiarazioni degli ultimi mesi riguardo al disavanzo della sanità regionale e alla necessità di aumentare i tributi». Le contestazioni riguardavano in particolare: «La discrepanza tra il disavanzo dichiarato dalla presidente e quello emergente dai documenti preliminari dell’advisor privato Kpmg, la mancata messa a disposizione della relazione completa e la rappresentazione distorta del processo che porterebbe al commissariamento statale in caso di inerzia. Veniva anche sollevata la questione dell’accantonamento per l’Agenzia regionale per l’ambiente, che risulterebbe già effettuato, contrariamente a quanto affermato dalla presidente Stefania Proietti, la cui posizione politica sarebbe quindi risultata compromessa».

La relatrice e prima firmataria della mozione di sfiducia, Eleonora Pace (FdI), ha evidenziato che« i diritti delle minoranze in Consiglio regionale sono diventate concessioni. L’atto che discutiamo oggi ha dovuto attendere oltre 20 giorni. E nella conferenza dei capigruppo di questa mattina le istanze delle minoranze non sono state raccolte: l’Assemblea legislativa è diventata uno mero strumento in mano alla Giunta, con le convocazioni che vengono calendarizzate in base agli impegni dei componenti dell’Esecutivo».
Così Enrico Melasecche (Lega): «Chiediamo che la presidente Proietti dia le dimissioni perché non ha dimostrato di essere all’altezza del ruolo a cui l’hanno chiamata i cittadini umbri. Se la mozione verrà bocciata speriamo almeno che questa giornata serva alla Presidente per riflettere sull’importanza di ricreare un rapporto di rispetto reciproco con la minoranza. Oggi comunque c’è un altolà di una parte importante dell’Umbria nei confronti della presidente Proietti, che ha iniziato la legislatura in maniera infelice»
Per Fabrizio Ricci (Avs) è «paradossale essere qui oggi a discutere una mozione di sfiducia presentata da chi meno di cinque mesi fa ha perso le elezioni. Legittimo ma paradossale. La destra che oggi chiede la sfiducia è consapevole della reale gravità della situazione che la Giunta ha trovato in Regione. Proprio per questo continua a spostare l’attenzione per non affrontare la sostanza del problema: c’è uno squilibrio strutturale enorme nei conti delle nostre aziende sanitarie»
Come ha Laura Pernazza (Forza Italia) oggi «discutiamo di una mozione di sfiducia che non nasce da uno scontro politico contingente, ma da una esigenza molto più profonda: il rispetto della verità, della dignità istituzionale e della fiducia dei cittadini umbri. Chiediamo questa sfiducia perché la presidente Proietti fin dal suo insediamento e ancor prima durante la campagna elettorale ha tradito il rapporto di fiducia che deve esistere tra chi governa e che affida il proprio futuro alle istituzioni»
Secondo Luca Simonetti (M5S) è stata approvata «una manovra coraggiosa con convinzione, una manovra responsabile e sicuramente necessaria. Oggi davanti a questa mozione di sfiducia non possiamo che ribadire con ancora più forza la nostra stima, il nostro rispetto e il nostro pieno appoggio alla Presidente, perché sappiamo quanta dedizione, quanta competenza e quanta umanità mette ogni giorno nel suo ruolo e sappiamo che il cammino intrapreso è quello giusto. Dai cittadini abbiamo ricevuto un mandato chiaro, quello di ricostruire un’Umbria più giusta, più inclusiva, più forte, ma dal volto umano».
Matteo Giambartolomei (FdI) si è detto «sconcertato da quanto accaduto relativamente alla manovra fiscale. Vorrei capire, presidente Proietti, il suo governo da che cosa sarà mosso nei prossimi anni, se da spirito cristiano o solo asservimento alla politica. È stata fatta una conferenza stampa fornendo dati utili allo scopo politico, pur sapendo di dare dati falsi. Sapeva che i dati della Kpmg erano altri, che c’era dell’altro rispetto a quanto mostrato ai giornalisti. Ecco perché parliamo di falsità e di inganno, comprendendo l’ipotesi di commissariamento sbandierata. E tra le falsità vi sono anche quelle dette a proposito della precedente giunta regionale il cui lavoro è stato infangato».
Come ha affermato Nilo Arcudi (Umbria civica-Tesei presidentide) questa «è una giornata che non auspicavamo, siamo stati obbligati a fare questo percorso, vista questa esperienza politica molto deludente. L’istituzione che rappresentiamo deve venire prima di tutto, prima della propria appartenenza politica e degli obiettivi da raggiungere, dobbiamo usare trasparenza, correttezza e onestà e ciò non sta accadendo».
Per Bianca Maria Tagliaferri (Ud – Pp) la mozione «esprime il punto di vista dell’opposizione, che però non riesce a trovare validi motivi per proporre la fine della legislatura. In questi primi mesi la presidente Proietti non si è mai sottratta agli impegni e alle sfide».
Nel suo intervento Andrea Romizi (FI) ha affermato: «Credo che i colleghi di maggioranza non abbiano colto il senso della mozione di sfiducia. Questo atto non si basa sul mancato raggiungimento di qualche obiettivo o sul disconoscimento della storia politica della presidente. La mozione si basa sul modo in cui sono state portate avanti alcune campagne. Non conta solo cosa verrà realizzato da questa Giunta ma anche come. Fuori da quest’Aula ci troviamo spesso a partecipare a convegni e incontri durante i quali ci ricordiamo anche del come si fanno le cose, come si interloquisce con la cittadinanza e con i corpi sociali».
Il capogruppo dem, Cristian Betti, ha detto «di fidarsi di Stefania Proietti e voterò convintamente contro alla mozione di sfiducia perché conosco il suo profilo e il suo atteggiamento. Non ho difficoltà a immaginare il mio futuro qui dentro in una maggioranza guidata da lei. Mi hanno detto che sono un dialogante. Ho sempre cercato di trovare dei ponti, dei canali di comunicazione, momenti in cui ci si potesse confrontare per arrivare a mediazioni al rialzo. Spesso ci sono riuscito con la collaborazione di tutti».
Pace, riprendendo la parola, ha auspicato di aspettarsi «risposte nel merito da parte della maggioranza delle questioni sollevate dalla mozione, relative a affermazioni false. Invece sono stati interventi che hanno osannato la presidente Proietti, ma non solo non hanno risposto nel merito ma hanno aggiunto ulteriori bugie».
Durissima la portavoce della minoranza, Donatella Tesei (Lega): «Oggi ho avvertito un grande disagio perché siamo di fronte ad un atto molto forte ed importante che non avrei mai voluto sottoscrivere. Ma il disagio più grande è vedere in quest’Aula come molti consiglieri della maggioranza hanno sviato sul tema, hanno parlato di altro e questo dimostra che si è perfettamente consapevoli della gravità dei comportamenti tenuti negli ultimi due mesi. A questo si aggiunge un fatto, motivo di grande rammarico: i sorrisi. Nell’ultimo Consiglio in cui si è approvata una manovra straordinaria di 184 milioni, dopo una correzione rispetto ai 322 milioni che non rappresentavano una bozza, in quanto rappresentava un atto approvato in Prima commissione consiliare. E da lì e contro quelle motivazioni che noi abbiamo abbandonato la Commissione e conseguentemente occupato l’Aula consiliare per 15 giorni».
Infine, a prendere la parola è stata la presidente Proietti: «Non ho mai parlato di un buco di 243 milioni. Disavanzo è il termine che ho usato riferendomi ai bilanci al 31 dicembre 2024 delle aziende sanitarie e alle certificazioni delle direzioni generali. Se non avessimo trovato copertura ci sarebbe stato il commissariamento e ci sarebbe stato imposto un piano di rientro. Senza questa manovra avremmo dovuto tagliare i servizi o chiudere gli ospedali. Il disavanzo era noto anche nella precedente Legislatura, ma non è stato affrontato».

Stella al merito del lavoro

L’Umbria celebra i suoi nuovi 14 Maestri del lavoro: tutti i nomi

Raduno anarchici davanti al carcere di Spoleto, Prisco: «Lo Stato non indietreggia»