TERNI – Sono ore febbrili per l’inaugurazione della grande mostra sull’Impressionismo, mercoledì 16 aprile a Palazzo Montani Leoni. Ore di lavoro intenso per i curatori, i progettisti del percorso espositivo, gli elettricisti, gli storici dell’arte, gli assicuratori, i fotografi. Tutti con le maniche rimboccate, tranne gli operai del Comune di Terni.
La task force di 17 unità, fortemente voluta dal sindaco Bandecchi, non è riuscita ad intervenire sulla basola di porfido saltata due mesi fa all’esterno di Palazzo Montani Leoni, su corso Tacito.
E’ stata transennata, quello sì. E’ stata transennata il 18 febbraio, dopo aver fatto da trappola ad una signora che ci ha inciampato ed è caduta. La Terni attrattiva, a vocazione turistica, pronta a battere tutte le strade della cultura, non è riuscita a scavalcare una buca e una transenna a ridosso di un evento destinato a fare grandi numeri in termini di presenze. “Da Degas a Boldini. Uno sguardo sull’Impressionismo tra Francia e Italia”, a cura di Anna Ciccarelli e Pierluigi Carofano è una delle grandi mostre della Fondazione Carit. Forse la più grande. Con 45 opere tra sculture, dipinti e scritti, provenienti da musei nazionali ed internazionali, fondazioni e istituti bancari, collezioni private, in esposizione fino al 29 giugno. Ad aprire il percorso espositivo è Camille Corot, uno dei capofila della scuola di Barbizon, che cederà il passo a Berthe Morisot, l’ unica donna del movimento francese, senza togliere spazio al raro disegno di Manet o alla Ninfee di Monet. Edgar Degas, conosciuto come il pittore delle ballerine, è presente con due sculture e due incisioni concesse in prestito dalla Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma.
Poi ci sono gli “Italiens”: De Nittis, Zandomeneghi, Boldini, Corcos, Medardo Rosso. C’è una sezione interamente dedicata ai Macchiaioli, movimento artistico tutto italiano, che si sviluppa a Firenze a partire dalla metà dell’Ottocento, particolarmente apprezzato in Francia. E c’è l’ omaggio all’Impressionismo offerto da Mario Schifano e Tano Festa. Non c’è, è evidente, la cura della città e l’attenzione ad un evento così importante, da parte di Palazzo Spada.


