TERNI – «E non sono chiusure per ferie». Sono addi al centro, che ha potenziali immensi ma che non riesce più ad essere attrattivo, e il risultato è che aumentano le saracinesche abbassate. La crisi del commercio di vicinato centra fino ad un centro punto. Centra perché riguarda i centri storici di molte città d’Italia ed è un problema ancora in cerca di adeguate soluzioni, e che va di pari passo con una diffusa diminuzione della qualità della vita, una percezione di scarsa sicurezza e, in genere, un impoverimento del ruolo e del valore sociale del centro città, che senza attività commerciali è destinato a diventare un “quartiere dormitorio”. L’esatto contrario del “salotto buono”, che fino a vent’anni caratterizzava il cuore di Terni e di altre città medie. Ora, quel contenitore non solo commerciale, ma di cultura, di arte, di enogastronomia, di artigianato, di divertimento, non esiste più. Evidentemente gli strumenti classici della pianificazione urbanistica adottati finora non bastano. Evidentemente occorre introdurre misure che coinvolgano tutti gli attori in campo: amministrazioni, imprenditori, proprietari di immobili, residenti.
Intanto il centro di Terni perde altri pezzi e i locali sfitti aumentano. Tra corso Vecchio, corso Tacito, via del Tribunale e via De Filis, è una strage. Qualcuno si restringe rinunciando ad una manciata di vetrine, altri salutano o annunciano il saluto. L’ultima attività a migrare è stata Nena, di fronte al Briccialdi. E a settembre se ne aggiungerà un’altra. La situazione, in quella parte di centro, dove la pavimentazione di pregio «suona», non è delle migliori: commercianti e residenti sono costretti a convivere con fenomeni di microcriminalità e con un degrado che non accenna ad arretrare. Anzi. Una settimana fa una banda di giovanissimi ha sfasciato una delle panchine che si trovano di fronte alla chiesa di San Lorenzo e ancora nessuno si è preoccupato di togliere dalla strada i pezzi di lamiera e i chiodi. «Non è solo per la crisi che lasciamo il centro» – il commento di chi ha detto basta.



