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Le Nora: «La mia musica è un ponte tra natura, elettronica e libertà»

La cantautrice e produttrice Eleonora Vella si racconta tra Londra, Asia e Milano

DI ELENA CECCONELLI

TERNI – Sperimentazione, radici e contaminazioni. Sono i tre pilastri che sin da bambina hanno contraddistinto la carriera professionale di “Le Nora”, nome d’arte di Eleonora Vella, artista e produttrice indipendente nata a Terni. Le Nora, zaino in spalla e con tanta sete di esplorare il mondo circostante, ha girato tra Londra, Asia, Nord Italia, calcando importanti palchi e affiancandosi ad artisti internazionali. Il suo EP intitolato “Nuera” indaga il rapporto tra natura, tecnologia e identità, in un viaggio che attraversa geografie, suoni e trasformazioni interiori.

Le Nora. Un nome che assomiglia a quello anagrafico, ma nasconde un mondo. Come nasce? «Ho scelto questo nome per rimanere vicina alla mia identità – racconta Eleonora – “Le Nora” è un gioco, un personaggio, ma anche una parte vera di me. È una delle mie personalità, quella che si esprime meglio attraverso la musica. È un progetto sperimentale, libero, che si evolve con me.
L’arte, per te, è sempre stata una presenza? «Sì, da quando ero bambina. Prima ancora di cantare, ballavo. Avevo quattro anni quando ho iniziato danza, è stato il mio primo contatto con l’arte. Poi, da preadolescente, ho scoperto di avere una voce… e una penna. Scrivere mi veniva naturale».

Oggi ti presenti come cantautrice e produttrice. Come convivono questi due ruoli? «Si alimentano a vicenda. Nella fase attuale del mio progetto, sto curando tutta la parte di produzione: scelgo suoni, atmosfere, timbri. La produzione per me è parte integrante del processo creativo. Non è solo questione di parole, ma anche di ciò che crei intorno alla parola, dello spazio sonoro che costruisci».
Dopo il liceo classico, hai preso una strada internazionale. ««Ho frequentato una sezione dedicata a arte, musica e spettacolo e a 19 anni mi sono trasferita a Londra. Volevo immergermi nella musica underground, in un contesto dove potesse prendere forma ciò che avevo in mente. A Londra mi sono laureata in canto moderno, ho lavorato con svariate band spaziando nei generi, fatto esperienze preziose nel music business, e lavorato come autrice di brani per artisti e producer.
Ma poi sei ripartita… «Sì, sentivo il bisogno di uscire da quella “bolla”. Ogni città è una realtà chiusa, e ogni tanto va scardinata. Così ho preso lo zaino e ho viaggiato per quattro mesi in Asia, da sola, nel Sud-est asiatico. Camminate lunghissime, incontri casuali, momenti di solitudine e ascolto. È stato lì che ho cominciato a scrivere musica in italiano».
E dopo l’Asia, Milano. Perché questa scelta? «Perché è dove “la musica si fa”. Dopo tanto tempo fuori, sentivo l’urgenza di rimettermi in gioco anche qui, di farmi conoscere. Milano è un crocevia di creatività e incontri, e negli ultimi quattro anni è diventata la mia base. Qui ho messo a fuoco chi sono oggi, e cosa voglio dire con la mia musica»

Parliamo del tuo EP “NUERA”: un progetto intenso, che unisce natura e tecnologia. ««Sì, è un lavoro molto visivo e sensoriale. Ho collaborato con Marco Viganò alla regia per costruire un immaginario evocativo e sperimentale. Il mio volto nei video appare sfocato, presente ma non centrale. È un modo per esserci e fare un passo indietro. “NUERA” è una riflessione sul legame tra l’essere umano e la natura, sull’identità che si dissolve per ritrovarsi. Non è solo Eleonora che canta: è l’essere umano che ascolta».
Nel brano “Eco” racconti un incontro simbolico. «Sì, un momento reale davanti a una cascata. Mi ha aperto un canale creativo, come se la natura avesse attivato qualcosa dentro di me. È da lì che è partito tutto. La natura ti obbliga a rallentare, a riconnetterti con il presente e con le cose più piccole».
“Memoria”, invece, nasce da uno sguardo interiore. ««Esatto. È un brano che rievoca un’immagine semplice della mia infanzia, sono i miei occhi fuori dalla finestra di casa e lo sguardo teso al futuro. È un viaggio nella memoria colmo di una dolce nostalgia».

Ti sei esibita in contesti importanti ultimamente. «Negli ultimi mesi ho portato il mio live in diversi festival, come La Prima Estate dove ho aperto St. Vincent, o l’Umbria che Spacca, che per me è stato anche un ritorno a casa. Ma sono molto legata anche al concerto con Meg, un’artista che per me è un riferimento nella musica elettronica. Aprire il suo show ai Magazzini Generali è stata una grande emozione».
E poi c’è stato Vasco… anche se in un ruolo diverso. «Sì! Ho avuto il privilegio di suonare la chitarra per undici date a San Siro con la band di Vasco Rossi. È stato tutto sold out. Anche se non era il mio progetto personale, è stata un’esperienza pazzesca. Mettersi nei panni di un altro ruolo ti arricchisce».
Con chi hai collaborato per l’ultimo EP? ««Con il produttore Sup Nasa per l’EP, ed Alessandro Galdieri, polistrumentista e produttore, per l’allestimento del live. Abbiamo lavorato tanto sul suono e sull’identità sonora di questo progetto. Ora il mio obiettivo è far conoscere il più possibile questa musica, con la speranza che arrivi alle persone nel modo giusto».
E il futuro? «Sto lavorando ad un progetto sperimentale in tre atti che fonde musica, ricerca personale ed arti visive. E poi c’è il live, che è la mia dimensione preferita. Portare la mia musica in giro, dal vivo, è la cosa che mi fa sentire più viva».

Un'artista si esibisce sul palco mentre balla e canta, accanto a un produttore che utilizza un laptop e strumenti musicali.
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