di Vincenzo Silvestrelli*
PERUGIA – Avere una gomma a terra o la macchina guasta è un evento che può capitare e, con un minimo di avvertenza, in un giorno lavorativo e lontano dalle ferie è un problema facilmente risolvibile. Il sistema delle officine funziona, lo pneumatico è richiamato dai magazzini (che non sempre sono in loco), la macchina è riparata e magari si ottiene un’auto di cortesia e, in relativamente poco tempo il problema si risolve.
Se l’evento avviene in un giorno festivo e magari in agosto, le cose non procedono così. Non esiste una «guardia» ufficiale per cui tutto è lasciato alla volontà, non organizzata, degli operatori. La maggior parte delle officine sono chiuse e, nemmeno pagando tariffe più elevate, si ottiene assistenza.
Non vorrei però entrare nell’analisi delle soluzioni (insufficienti) che sono previste ma constatare che, lasciando alla dola iniziativa degli operatori la gestione del problema, il cittadino non ha alcuna tutela per un problema che potrebbe diventare molto rilevante per una serie di concause. La realtà è che fare conto sul semplice interesse economico degli operatori non basta a organizzare una comunità in maniera orientata al bene comune. Occorre qualcosa di più. Questo fenomeno sta diventando drammatico ad esempio con la desertificazione commerciale che distrugge strade e borghi e per la quale non sono elaborate soluzioni innovative che tengano conto della situazione. Un commerciante ad esempio paga una quota di tassazione media del 55 -70% e compete con realtà come Amazon che pagano fra il 5 e il 10% di tassazione e hanno un potere di lobbying enorme sulle autorità politiche essendo espressione della finanza predatoria angloamericana. Il ruolo sociale della presenza di un negozio, in questa situazione, non ottiene nessuna attenzione e la situazione diventa disastrosa. Anche in questo caso l’interesse privato, da solo, non è idoneo, come nel caso delle officine chiuse nei giorni festivi, di realizzare il bene comune.
Occorre una visione complessiva che spetta alla politica e alla società elaborare. Qualcosa si può fare. Per esempio, nel caso del problema delle officine, i comuni potrebbero favorire, attraverso un’azione di persuasione morale, che i professionisti del settore risolvano il problema stabilendo dei turni o una «guardia», attivabile in caso di necessità. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale di Perugia e le altre in Umbria facciano qualcosa in questo settore specifico.
*Presidente associazione EticaMente


