PERUGIA – «La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è sbagliata nel merito e pericolosa nel metodo. Stabilire che un giudice nazionale possa rimettere in discussione la lista dei Paesi sicuri stilata da uno Stato sovrano significa delegittimare le istituzioni democratiche e bloccare ogni seria politica di contrasto all’immigrazione illegale». Lo dichiara Marco Squarta, europarlamentare di Fratelli d’Italia e membro del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei.
«Non si tratta solo di un eccesso di giurisdizione – prosegue Squarta – ma di una vera e propria interferenza nei poteri decisionali degli Stati. Le liste dei Paesi sicuri vengono redatte sulla base di valutazioni tecniche approfondite, compiute dai ministeri competenti e sottoposte al vaglio del Parlamento. Pensare che queste possano essere superate da un singolo giudice, magari basandosi su rapporti di organizzazioni private, è inaccettabile».
Secondo l’eurodeputato, la sentenza «apre la strada a una maggiore incertezza giuridica e rischia di paralizzare l’azione amministrativa su espulsioni e rimpatri, con effetti negativi diretti sulla sicurezza dei cittadini. Chi oggi applaude questa decisione dovrebbe chiedersi se sia davvero nell’interesse dell’Europa spogliare gli Stati della possibilità di difendere i propri confini, proprio mentre crescono i flussi irregolari e le pressioni migratorie diventano sempre più difficili da gestire».
Squarta evidenzia anche il paradosso temporale: «Proprio ora che l’Unione si è dotata, con il nuovo Patto su migrazione e asilo, di regole comuni più rigorose e condivise, arriva una sentenza che sembra contraddirne lo spirito e indebolirne l’efficacia ancora prima della sua piena entrata in vigore. Serve rispetto per le competenze nazionali, per la volontà dei Parlamenti e per le prerogative degli esecutivi democraticamente eletti. Continueremo a batterci, dentro e fuori il Parlamento europeo, per difendere il diritto degli Stati a governare i fenomeni migratori nel rispetto della legge e della sicurezza dei propri cittadini».


