TERNNI – Gentile Assessora Altamura, io, Delfina Dati, in qualità di presidente di Afad, l’associazione storica di Terni che conta centinaia di iscritti e rappresenta le voci di famiglie e persone con disabilità, mi rivolgo a Lei in merito ai ritardi nell’erogazione dei contributi per i Progetti di Vita Indipendente, come emerso negli articoli del Corriere dell’Umbria del 20 agosto 2025 e di Terni Today del 27 agosto 2025. Come assessore al Welfare, Lei ha il dovere di garantire procedure trasparenti e tempestive, ma le Sue dichiarazioni rivelano una gestione che scarica sulle famiglie inefficienze amministrative inaccettabili. Non è corretto, e non è vero, attribuire i ritardi alla mancata consegna di documentazione da parte degli utenti: Afad e i nostri associati hanno sollecitato chiarimenti ai servizi competenti autonomamente e collettivamente, senza ricevere alcun riscontro fino alla nostra denuncia pubblica.
È grave che non si cerchi il confronto con le famiglie, costringendoci a ricorrere a vie mediatiche per ottenere attenzione. I cittadini non devono rivolgersi a un politico per far rispettare leggi e regolamenti; le questioni non vanno risolte come favori personali, alimentando meccanismi poco trasparenti e clientelari che minano la fiducia nel sistema. Nelle Sue precedenti dichiarazioni, Lei aveva affermato che tutte le domande di partecipazione ai Progetti di Vita Indipendente erano state accolte e che i progetti sarebbero stati estesi a 18 mesi. Eppure, a noi risultano impegni scritti per appena 11 mesi e 23 persone in lista d’attesa, creando incertezza e precarietà per le famiglie che contano su questi contributi per l’autonomia dei loro cari. Cosa è grave in questa vicenda? L’assenza di chiarezza e di riscontri concreti, che lascia le persone con disabilità in un limbo amministrativo. Afad ha sempre agito in buona fede, fornendo tutta la documentazione richiesta, ma i ritardi persistono, come confermato nei contatti con gli uffici. Invitiamo Lei e i servizi a verificare immediatamente questi impegni e a garantire l’estensione promessa, senza ulteriori rinvii.
Sul tema della REMS e della salute mentale, come discusso nell’articolo di Tag24 Umbria, critico fermamente la Sua enfasi sulla creazione di nuovi centri diurni e sul potenziamento di posti in strutture residenziali, mentre non si parla di rafforzare i servizi domiciliari e potenziare i servizi sociali.
Lei sostiene che i servizi attuali “non bastano” e che le famiglie “non riescono a gestire” situazioni critiche, proponendo una rete integrata con più personale qualificato e sportelli di ascolto. Ma questo approccio privilegia l’istituzionalizzazione, ignorando il principio basilare della deistituzionalizzazione sancito dalla legge Basaglia (Legge 180/1978), che Franco Basaglia e i suoi insegnamenti hanno rivoluzionato: chiudere i manicomi e i luoghi di segregazione per promuovere la cura territoriale e l’inclusione nella comunità, con supporti personalizzati a casa. Le famiglie, come quelle rappresentate da Afad, cercano proprio questo tipo di risposte – assistenza domiciliare che permetta ai loro cari di vivere autonomamente nel proprio contesto familiare e sociale – non nuove strutture residenziali che rischiano di isolare e limitare la libertà. Creare centri diurni e potenziare posti residenziali appare come un passo indietro, un consolidamento di modelli superati che non rispondono ai bisogni reali di autodeterminazione. Inoltre, noto con preoccupazione un errore nella Sua citazione del “Progetto di Vita”, che sembra confondersi con il Progetto di Vita Indipendente: sono due strumenti collegati ma distinti, il primo più ampio e pianificatorio, il secondo specifico per l’autogestione e i contributi economici. Questa ambiguità, pur forse non intenzionale, rivela una comprensione superficiale di questi meccanismi, che un assessore al Welfare dovrebbe padroneggiare con maggiore precisione per evitare confusioni che danneggiano le famiglie. Mi permetto di suggerire, con garbo, che una formazione più approfondita su questi temi potrebbe aiutare a evitare tali imprecisioni e a garantire decisioni più efficaci.
Afad, con le sue centinaia di iscritti, rappresenta centinaia di storie di resilienza e lotta quotidiana. Chiediamo un confronto immediato e trasparente, non promesse vagheLe persone con disabilità e le loro famiglie meritano diritti rispettati, non ritardi e ambiguità. La invito a un incontro pubblico per chiarire questi punti e a rivedere le priorità verso la vera deistituzionalizzazione, in linea con Basaglia e la Convenzione ONU». Con ferma determinazione, Delfina Dati.


