«Perugia non è un parco giochi ma una comunità che va difesa nella sua tradizione»

L’intervento di Vincenzo Silvestrelli

di Vincenzo Silvestrelli*

PERUGIA – Non stupisce che la giunta «nichilista» che regge Perugia si avventuri in imprese come la chiusura al traffico della storica via Cavour. La strada era il cammino da Roma ed è costellata di luoghi storici come l’Abbazia di San Pietro e la Basilica di San Domenico.

La Giunta, anche in questo caso, propone un libro dei sogni fatto di visione onirica di nuovi negozi che vendono prodotti locali, di cittadini che passeggiano, e che ritorna al passato grazie ai divieti che riprendono le esperienze, per altro fallimentari, di Londra.

Il primo punto su cui bisogna riflettere però è quale sia la visione della città a cui si ispira la Giunta. Ogni tanto sembra che essa sia pensata come un parco giochi dove le uniche cose che veramente contano sono gli eventi, le cene e le feste. In questo ambito la chiusura della via è un ampiamento degli spazi ludici per quella parte della popolazione che non ha problemi di lavoro o di sistemazione dei figli perché da tempo abilitata, anche per motivi di aderenza al politicamente corretto, alla possibilità di attingere alle sempre più limitate risorse che la comunità, anche locale, può mettere a disposizione.
Sarebbe auspicabile che questa scelta tenesse in considerazione alcuni fattori come la necessità di sostenere e sviluppare il commercio che rappresenta un elemento di vitalità di ogni quartiere. Non bastano solo idee per far sì che aprano nuovi negozi.

Attualmente nella via in questione i negozi stanno serrando le saracinesche, come le attività artigiane presenti. Accanto al dibattito sulla chiusura al traffico occorrerebbero, non solo per corso Cavour, proposte su come mantenere in vita la funzione sociale del commercio e dell’artigianato che fa belle le nostre città. Se distributori come Amazon pagano tasse del 5% e i commercianti del 60% è evidente che il primo punto è riportare in equilibrio questi numeri. Altrettanto va detto con il liberalismo selvaggio introdotto con il decreto Bersani del 1998. Alcuni commercianti ricordano l’improvviso annullamento del valore della licenza che fu provocato da questa disposizione, presa dagli antenati politici degli attuali nichilisti perugini, che sempre fanno politiche di lungo periodo a favore della finanza predatoria angloamericana.

Prima di fare delle scelte sarebbe utile quindi ragionare su come costruire una comunità dove il lavoro sia salvaguardato e il futuro dei giovani e delle famiglie costruito. Senza questa analisi sarebbe inevitabile che la via diventi un nuovo susseguirsi di ristoranti che, d’inverno, chiudendo, lasciano il deserto come già avviene in Corso Vannucci.
Non sembra vertere su questi temi il dibattito in corso.

*presidente associazione EticaMente

Aggressioni al personale del Santa Maria, la condanna della governatrice Proietti

«Ho usato la variante di Amelia come una clava»