Bandecchi a testa in giù, fantoccio appeso sotto palazzo Spada

Atto minaccioso nei confronti del sindaco di Terni

AU. PROV.

TERNI – Brutto risveglio per Palazzo Spada e per il dibattito cittadino. Nella notte tra sabato e domenica un fantoccio con il volto del sindaco Stefano Bandecchi è stato appeso a testa in giù in piazza Mario Ridolfi, di fronte l’ingresso del Comune. Sul manichino un cartello con la scritta «Vuoto come un cesso non ti sai organizzare, vigliacco, represso incominci a picchiare». Il gesto di chi ha voluto dire la sua, con molto cattivo gusto, nel dibattito in corso in città, con Bandecchi contestato per le sue orrende frasi su Gaza e in particolare sulle bambine palestinesi. Ai toni esasperati di Bandecchi, c’è stato chi ha voluto aggiungere altra esasperazione e messaggi del tutto fuori le righe. Il manichino a testa in giù ricorda le macabre scene di piazzale Loreto. Immediate le reazioni della politica. Con la presidente del consiglio comunale, Francescangeli che pubblica la foto e solidarizza con il sindaco: «Una escaletion di violenza preoccupante di cui sono responsabili in molti tra quelli che hanno manifestato stamane». E con il capogruppo di maggioranza che aggiunge: «Questa immagine, che ritrae un manichino con le sembianze del Sindaco di Terni appeso a testa in giù, è inaccettabile e vergognosa.

Al di là del pensiero politico e delle dichiarazioni, anche le più controverse e discutibili, che possono e devono essere criticate nelle sedi opportune, assistere a una tale rappresentazione di violenza è un segnale preoccupante per la nostra comunità.

La libertà di espressione è un pilastro della nostra democrazia, ma non può e non deve mai trasformarsi in un incitamento all’odio o in un linciaggio simbolico. Quando il dissenso prende la forma di un’impiccagione a testa in giù, si oltrepassa un limite pericoloso. Si scivola in un vortice di volgarità e violenza, prima verbale e poi simbolica, che rischia di avvelenare il dibattito pubblico e sfociare in qualcosa di ancora più grave.

Terni ha bisogno di tutto, tranne che di queste fratture sociali e di queste divisioni ideologiche. Ha bisogno di confronto, anche aspro, ma civile e democratico. Non di insulti, minacce e scontri che non costruiscono nulla».

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