Screenshot

Block notes/ Incredibile ma vero: alle celebrazioni di frate Francesco, la figura che unisce, nessuno ha invitato Terni né come città né come Provincia

La denuncia del presidente del consiglio comunale ternano, Sara Francescangeli: «Uno sgarbo istituzionale». E intanto a Perugia va in scena uno sconcertante Zingaretti, eurodepuato Pd, il quale spiega che «l’Umbria era caduta nel nulla». Pensa a Platone e a San Paolo o più modestamente al Pd quando perde?

di Marco Brunacci

PERUGIA – Block notes politico di una domenica intensa partita con il sindaco di Terni, Bandecchi, in effigie, impiccato a testa in giù, segno di un inammissibile deterioramento del vivere civile.

1.”Dimenticare, o meglio escludere, una parte del territorio umbro, la città di Terni e la Provincia di Terni, da un evento che dovrebbe rappresentare tutta la regione e un intero Paese, appare come uno
sgarbo istituzionale grave, senza precedenti, che merita una decisa presa di posizione”.
Sì, qualcuno che dovrà prendersene la responsabilità, non ha invitato l’altra Provincia dell’Umbria e neppure la seconda città dell’Umbria, ad Assisi per le celebrazioni di San Francesco del 4 ottobre. “Un
errore istituzionale che rischia di minare l’unità culturale e spirituale dell’Umbria stessa”.
Le parole sono di Sara Francescangeli, presidente del consiglio comunale di Terni, in una nota che è un esempio di moderazione che non esclude l’indignazione.
Citando frate Francesco (“Dove c’è odio ch’io porti amore”), Francescangeli ha trovato sorprendente che “non abbia trovato spazio vicino a Perugia città e alla sua Provincia ,la città e la Provincia
di Terni”.
Alla presenza del premier Giorgia Meloni, c’era solo Perugia. Può essere un errore? Si attendono a ore le scuse di chi quell’errore ha commesso.
Non è solo un errore, una insopportabile gaffe? Allora sarebbe davvero grave. Perchè è evidente da più di un comportamento che Terni viene sempre più esclusa dai processi decisionali di questa Regione. Viene ritenuta un impiccio.
Solo la determinazione, fragorosa come nel suo costume, del sindaco Bandecchi ha costretto la Regione a occuparsi dell’ospedale di Terni,che doveva essere invece una assoluta priorità regionale, essendo l’ospedale di frontiera capace di recuperare la vera tassa sulla sanità a carico di tutti gli umbri e che si chiama mobilità passiva, cioè pazienti che vanno fuori regione per curarsi.
O arrivano le scuse di chi doveva occuparsi della faccenda e non lo ha fatto, o si è davvero trattato di un vulnus istituzionale che, detto con la massima chiarezza, non può essere tollerato.
Per rispetto non solo di Terni come città e provincia, ma di Perugia capoluogo e dei suoi cittadini, esempio di civiltà e tolleranza, e dell’Umbria come regione.

2.”C’è ancora un domani”, una iniziativa interessante e non usuale, per iniziativa del Teatro della Persona, con l’europarlamentare Zingaretti, ex segretario nazionale del Pd, ed ex presidente del
Lazio, prima che il centrosinistra perdesse fragorosamente, riportata sicuramente in maniera fedele da un ottimo cronista, va segnalata per due affermazioni.
Una di grande interesse per la piccola storia dell’Umbria. Dice Tommaso Bori, attuale vicepresidente della Regione Umbria e fino a poche settimane fa segretario regionale del Pd tornano con lui vincente: “Abbiamo preso un partito (il Pd, ndr) in macerie e abbiamo lavorato a ricostruire il partito prima e la coalizione poi, con un progetto chiaro e una direzione netta. Ci siamo orientati nella scelta
delle persone giuste per le candidature, ma non quelle più comode”.
Che è in quattro righe la sintesi di quel che è successo, a sinistra, in Umbria.
Ora, invece, la frase sconcertante. Riferisce la nota ufficiale.
Nicola Zingaretti, due punti virgolette: “Da ex presidente del Lazio e quindi da amministratore vedo che qua si sono riaccesi i motori, in quegli anni in cui ero presidente l’Umbria era stata un modello, che
poi era caduta nel nulla e invece complimenti agli umbri, perchè se posso dire una cosa da non umbro ma che ama questa terra: siete tornati e questo farà bene all’Italia”.
Chissà se farà bene al Lazio aver voltato pagina dopo Zingaretti o se gli incoscienti laziali oggi sono “caduti nel nulla” e “non fanno bene al loro Paese”. Che è un bel modo di definire la democrazia
rappresentativa dell’alternanza.
E chissà cosa è per Zingaretti il nulla, se avesse in mente, mentre lo diceva, Platone e Aristotele, Paolo ai Corinti o, più modestamente, il Pd quando perde.

    Civica Piegaro vuole chiarimenti sul Centro di accoglienza straordinaria

    L’Umbria cresce ma guadagna meno