La crisi silenziosa dei bar: il centro di Terni perde i suoi luoghi di incontro

Locali storici sfitti oppure riconvertiti  in scuole di danza, distributori automatici di bevande, saloni estetici

AU. PROV.

TERNI – L’Ambassador in largo Filippo Micheli, A Volte Tre in via Mancini, il Caffè del Corso in galleria, il Caffè del Teatro e l’Empanderia in corso Vecchio, il Bla bla bar e Di Dato in via Cavour, il Convivio in via del Leone,  The Good Wine in via Goldoni,  il Livingstone in via San Tommaso, il Sipario (per un anno) in via Primo Maggio, Ledicola in piazza San Francesco,  il Caffè Gloria in via della Galleria Nuova: in meno di due anni il centro di Terni ha perso una ventina di locali pubblici. Bar, ristoranti, pub, gelaterie e piadinerie hanno salutato il pubblico e al loro posto sono arrivati i professionisti delle manicure o dell’epilazione, i distributori automatici di bevande o le scuole di danza.  In alcuni casi – in via San Tommaso, in corso Vecchio, in Galleria, in via Goldoni e in piazza san Francesco, non è arrivato un bel niente:  i locali sono rimasti sfitti.    Una crisi silenziosa. Una trasformazione profonda, con sempre più esercizi pubblici che si arrendono e  altri che tirano avanti nella speranza di trovare un compratore. Pink Ice, una piccola gelateria in largo Villa Glori, ha chiuso da un giorno all’altro poco dopo il Caffè del Corso, lasciando un vuoto.  I dati Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) relativi alle chiusure di bar e ristoranti e alle nuove aperture indicano un saldo negativo.  E le cause,  sempre secondo Fipe, includono la forte competitività del mercato e la difficoltà di operare con piccoli margini di guadagno.  In più, a Terni, i titolari di bar e ristoranti devono far fronte alla spese di gestione dei bagni per il pubblico. Un caso che ancora l’amministrazione Bandecchi non è riuscito a risolvere, nonostante la richiesta degli operatori di rivedere il regolamento di polizia urbana che li obbliga  a svolgere un servizio che compete al Comune.  

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