Laura Chiatti si confessa: «Convivere con l’Adhd è stancante, ma c’è anche forza e creatività e sensibilità che non si spegne mai»

L’attrice, 43 anni, così tanto umbra, racconta di dislessia e disgrafia e mancanza difficoltà di concentrazione e attenzione, di fragilità e fatica, ma «siamo fatti di luce e di intermittenze e in quelle intermittenze, a volte, c’è la parte più vera di noi»

PERUGIA – «Ho sempre saputo fin da piccola di avere qualcosa che funzionava in modo diverso, ma la conferma è arrivata 2 anni fa, e ancora oggi sto cercando di farci pace». Chi vive di immagine e palcoscenico sa che ci sono comandamenti da rispettare, ma Laura Chiatti, 43 anni, così tanto attrice umbra, con i suoi occhi pieni di luce, profonda, avvolgente, carica di affetto, ma spigolosa come in un prisma rifrangente o in un diamante, è tra quelle che li rispetta di meno.
Ma ha deciso che è venuto il momento di parlare di un privato difficile da affrontare: «Convivere – dice – con l’Adhd, insieme a dislessia e disgrafia, non è solo questione di attenzione e di concentrazione, ma è un continuo dialogo con se stessi, tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si riesce a fare».
Laura è attrice impareggiabile, capace di una mimesi che va oltre, nel diventare interpretazione e rappresentazione di realtà così diverse, dare voce al sogno di una principessa delle favole o puntare il fucile sotto un cappello di lana calato sulla fronte ossessione del padre morto de “La caccia”, se si calca un cappello da monella in testa è un personaggio, in un vestito di paillettes è il suo opposto. Per lei l’Umbria è cupola di cristallo ma anche protezione. Non si nasconde e oggi parla di fragilità, di fatica e di verità.
«E’ stancante, ma dentro quella stanchezza ci sono anche la forza, la creatività e una sensibilità che non si spegne mai», racconta. Per finire: «Non condivido tutto questo per cercare comprensione, ma per quelli che come noi che, sono “fuori ritmo”. Non siamo sbagliati: siamo fatti di luci e intermittenze, e in quelle intermittenze, a volte, c’è la parte più vera di noi».

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