Nasce prima l’imprenditore o la Partita IVA?

Con il dottor Riccardo Rotini, commercialista, spieghiamo in un’intervista come orientarsi tra norme, paure e opportunità del lavoro autonomo

DIEGO DIOMEDI

TERNI – Aprire la Partita IVA rappresenta, per molti italiani, un momento di passaggio importante ma anche carico di incertezze. La burocrazia, la paura degli adempimenti e la scarsa conoscenza delle regole fiscali fanno sì che spesso si guardi con sospetto a questa scelta, che in realtà può aprire la strada a una maggiore autonomia e realizzazione professionale.

Ne abbiamo parlato con il dottor Riccardo Rotini, commercialista, che ci ha aiutato a chiarire quando nasce realmente l’obbligo di aprire la Partita IVA, quali sono i falsi miti più diffusi e che ruolo ha oggi il professionista contabile nel supporto alle attività economiche.

Quando sorge l’obbligo di aprire la Partita IVA?

«Il cittadino, per indole, tende a vedere con diffidenza tutto ciò che è imposto come obbligo. Tuttavia, nel caso della Partita IVA, non si tratta di una costrizione arbitraria, ma di una conseguenza naturale del tipo di attività che si svolge.

L’articolo 2082 del Codice Civile definisce imprenditore chi esercita in modo professionale un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi. L’elemento determinante, dunque, non è né il reddito prodotto né la tipologia di attività, ma la perdita del carattere di occasionalità e la presenza di continuità e organizzazione.»

Esiste un limite economico che obbliga all’apertura della Partita IVA?

«Assolutamente no. Non esiste un limite di reddito che faccia scattare automaticamente l’obbligo. L’articolo 2222 del Codice Civile disciplina il lavoro autonomo occasionale e stabilisce i confini entro cui un’attività può considerarsi tale.

Quando subentrano caratteristiche come economicità, professionalità e organizzazione, l’attività perde la natura occasionale e diventa, a tutti gli effetti, un’attività imprenditoriale o professionale continuativa. È in quel momento che sorge l’obbligo di aprire la Partita IVA.»

Perché molti italiani temono di aprirla?

«La paura deriva principalmente dalla non completa conoscenza del mondo che ruota intorno alle attività economiche. Molti preferiscono restare alle dipendenze di un datore di lavoro, perché questo offre una certa sicurezza e toglie la responsabilità della gestione. Tuttavia, quella sicurezza ha anche un prezzo: la rinuncia, almeno in parte, alla propria libertà professionale.

La verità è che con le giuste informazioni e un buon supporto professionale, aprire la Partita IVA non è un salto nel buio, ma un passo verso una maggiore autonomia.»

Lo Stato ha fatto qualcosa per semplificare questo passaggio?

«Negli ultimi anni lo Stato ha introdotto strumenti che favoriscono la libera iniziativa economica, come il regime forfettario. Si tratta di un regime agevolato e semplificato che ha l’obiettivo di rendere più accessibile l’avvio di un’attività imprenditoriale o professionale.

Il vantaggio principale è la tassazione ridotta, con una flat tax che può essere del 5% per i primi cinque anni nel caso delle start up, oppure del 15% nel regime ordinario. Inoltre, la gestione contabile è semplificata e non è prevista l’applicazione dell’IVA sulle fatture. L’innalzamento del limite di fatturato da 65.000 a 85.000 euro ha poi ampliato notevolmente la platea dei soggetti che possono accedere a questo regime.»

Che ruolo ha oggi il commercialista nel supportare queste realtà?

«Anche con regimi semplificati, il ruolo del commercialista resta fondamentale. Il nostro compito è quello di facilitare la gestione dell’attività, sia sul piano fiscale che su quello organizzativo. A molti dei miei clienti ripeto spesso una frase: “O si nasce imprenditori o ci si impegna abbastanza affinché lo si diventi. E se l’impegno non dovesse bastare, è qui che interveniamo noi”. Il nostro lavoro cambia molto a seconda del tipo di cliente. Se ci troviamo davanti a chi ha già una naturale propensione imprenditoriale, il nostro ruolo è di supporto e accrescimento. Se invece abbiamo a che fare con chi deve ancora maturare questa attitudine, il commercialista assume un ruolo più operativo, affiancando anche nella gestione quotidiana dell’attività.»

Quanto conta, quindi, conoscere il tipo di cliente con cui si lavora?

«È un aspetto cruciale. Identificare correttamente il tipo di cliente permette di costruire una collaborazione efficace e di massimizzare i benefici reciproci. Ogni imprenditore o professionista ha un proprio modo di affrontare le sfide: capire da dove parte e dove vuole arrivare è la chiave per fornire un supporto davvero utile.»

In conclusione, che messaggio vuole lasciare a chi sta valutando se aprire o meno la Partita IVA?

«Aprire la Partita IVA non deve essere visto come un ostacolo, ma come una naturale evoluzione di un percorso professionale. È un atto di fiducia verso se stessi. Con la giusta guida e un pizzico di coraggio, ciò che oggi sembra un obbligo può trasformarsi in una grande opportunità di crescita personale ed economica.»

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