DI Marco Brunacci
TERNI – Sanità caos a Terni. Caos sempre più caos e prospettive sempre di meno.
Il documento pubblicato da Umbria7 chiarisce bene: l’attacco della Regione contro l’atto tecnico formale del Comune di Terni è di una vigoria non usuale. Lo scontro tra enti è al calor bianco. Ma alla
fine si tratta di una tempesta in un bicchier d’acqua.
Se la presidente della Regione, che con la sua firma ha dato il “si proceda” ai suoi uffici, per scatenarsi contro il Comune di Terni, pensava di aver risolto qualcosa, si è davvero sbagliata. Gli unici problemi, nell’immediato, può averli la Ternana. Ma quello è un capitolo che abbiamo già affrontato.
Il lato tecnico della faccenda è da considerare marginale in questa lite. I giudici amministrativi del Tar, ed eventualmente del Consiglio di Stato, possono dirimere solo la questione burocratica.
Quella politica, quella vera, quella all’origine del caos sanità di Terni, resta, qualunque cosa decidano i giudici, tutta da definire.
Ed è in capo alla Regione e alla sua presidente Proietti.
La Regione deve dire se Terni rimane figlia di un dio minore rispetto a Perugia, per cui non può avere 80 posti letto di una clinica privata o invece li deve avere, secondo la decisione presa dalla giunta Tesei.
Deve decidere se Terni merita di avere una clinica e uno stadio, oppure se questo non rientri tra gli obiettivi della seconda città dell’Umbria. Deve indicare le specialità delle quali c’è necessità,
vista la sproporzione che c’è tra i posti letto riconosciuti a Perugia e quelli a Terni.
Attenzione: non stiamo parlando di un derby. Stiamo ragionando su un necessario riequilibrio che a che fare direttamente con la lotta alla mobilità passiva, che è la vera tassa in più della sanità regionale.
Visto che parliamo di sanità caos, dobbiamo ricordare con sconforto che la Regione deve ancora dire cosa intende fare del nuovo ospedaletto di Narni-Amelia. Umbria7 ha dimostrato, numeri alla mano,
che sarà un ordalia per i conti della Asl2, i quali, al momento sono in rosso per 114 milioni. E sui quali dovrebbe gravare un mutuo annuo al 3.5% di tasso di interesse su 85 milioni di euro, da pagare
all’Inail con 5 milioni annui di rata per 25 anni, che potrebbero essere il doppio, dato che la Asl2 deve prendersi in carico le spese ordinarie e straordinarie.
La politica, da una parte e dall’altra della barricata, continua a dire che è una scelta già fatta tanto tempo fa, un iter ormai consolidato. Ma si rendono conto che è cambiato tutto il contesto e se si va avanti con Narni-Amelia, Terni sarà un ospedale con le toppe per i decenni a venire?
La Regione deve quindi dire se intende fare davvero qualcosa per l’ospedale di Terni, vecchio di quasi 70 anni. Oppure vuole annegarlo in un fiume di chiacchiere inutili e di rinvii, scanditi, ogni tanto,
da qualche imbarazzante sceneggiata.
La Regione cominci a dire dove sono finiti i 128 milioni che la giunta precedente aveva destinato all’ospedale di Terni. Se sono stati, come si sente dire, per altri ospedali umbri, che hanno un ruolo
decisamente meno strategico.
Una volta fissati questi punti, la Regione spieghi perchè dei 184 milioni di tasse in più, pretesi in una manovra lacrime e sangue dagli umbri, non ha destinato neanche uno all’ospedale di Terni.
La Regione continui dicendo come intende reperire i 500 milioni (ma forse anche 600) per realizzare un’opera degna del secondo ospedale dell’Umbria, come presidio per l’oggi e per il domani.
Qualora la Regione intenda chiedere tutti i 600 milioni allo Stato, qualcuno in Giunta dovrà almeno in cambio proporre che il nuovo ospedale verrà intitolato a Santa Giorgia (Meloni) della Garbatella o
a san Giorgetti martire, perchè non esiste alcun motivo per cui il Governo nazionale debba destinare una somma di questo genere a una regione di 800 mila abitanti.
Una Regione che aumenta a dismisura le tasse ai suoi cittadini dimenticando la sanità e per far felici gli assessori che possono celebrare Dario Fo o realizzare alloggi per gli universitari a Perugia che saranno pronti quando non serviranno più (il presidente Leonelli di Adisu ha sistemato per quest’anno la questione in un modo più che soddisfacente) o andare in Brasile al Cop30 a piangere per i cambiamenti climatici proprio quando anche Bill Gates dice che non sono così determinanti.


