E.C.
TERNI – La giovane artista ternana Amanda Rosi, nota con lo pseudonimo artistico The Blonde Argonaut, torna a farsi notare nel panorama romano dell’arte contemporanea. Il 21 novembre, alle ore 17, sarà tra le protagoniste della mostra collettiva “L’arte è donna” presso la Galleria Internazionale Area Contesa ArteDesign, in via Margutta 90. In occasione del vernissage, sarà presentata “Animus Anima”, una grande stampa fotografica di 90×120 cm, che segna l’ingresso ufficiale di Rosi negli spazi della galleria e anticipa la mostra permanente che aprirà il 5 dicembre.
«Ho realizzato quest’opera con l’intento di enfatizzare la dimensione materiale, primitiva e finita del corpo, rappresentando i protagonisti/soggetti ritratti, come dei “primati”, utilizzando anche pose ataviche – spiega Amanda Rosi riguardo la sua opera “Animus Anima” – Eppure, ne è emerso qualcosa di leggermente diverso, dove quella che potremmo scegliere di chiamare anima, essenza o interiorità dei soggetti, affiora in primo piano.Anche qui torna per me un elemento comune alle altre opere: il rapporto tra corpo e cervello (o interiorità, a seconda di come la si voglia chiamare), o meglio la visione del corpo come prigione. Ho voluto accentuare anche la sensazione di un “silenzio primordiale”, da fine – o da origine – del mondo, in cui i corpi sono immersi. Con il fondale nero da cui emergono, che li circonda e li avvolge. Dalle parole di un vecchio amico che descrisse cosa aveva percepito guardandole: “Ci si accorge del silenzio, o meglio il mondo attorno.Suoni soprattutto, sembrano fisicamente allontanarsi in prospettiva. Emerge dal buio un leggero brusio di sottofondo,a sottolineare ancor di più la vacuità. Entità disincarnate. Straniamento, solitudine e vuoto».
Da cinque anni, Amanda Rosi lavora sotto l’identità artistica The Blonde Argonaut, alter ego nato per ridefinire completamente il suo percorso creativo. Il suo lavoro si concentra sul nudo e sulla video art, affrontando il corpo non come oggetto estetico o erotico, ma come materiale di ricerca e interrogazione. Il suo approccio sfida narrazioni tradizionali, esplorando un territorio politico e complesso spesso ignorato o censurato. La formazione visiva di Rosi trae ispirazione più dal cinema che dalla fotografia, con un’attenzione particolare al genere horror, che interpreta come linguaggio femminile, emancipatorio e politicamente intenso. Nel body horror individua uno strumento potente per affrontare i sistemi di potere e di controllo psicologico.



