Marco Celestino Cecconi (responsabile del Dipartimento regionale FdI ‘lavoro e crisi aziendali’ )
TERNI – Sarà davvero più Natale di sempre, quello che a Terni ci apprestiamo a vivere, dopo che sotto l’albero è arrivata la conferma di un futuro prospero per le nostre acciaierie. Sarà davvero più Natale per migliaia e migliaia di famiglie direttamente legate ad un posto di lavoro nella fabbrica di viale Brin (tra dipendenti dell’AST e indotto) e per le altre famiglie che confidiamo potranno condividere a breve la stessa prospettiva (nuove assunzioni, magari, a supporto di nuovi step della filiera produttiva). Sarà più Natale per tutta la città (le cui prospettive di sviluppo, la cui stessa dimensione economica sono legate a doppio filo alla solidità di questa azienda): risorse in circolo sul territorio, tenuta dei consumi e così via. E sarà più Natale anche per l’Umbria intera: nel PIL della quale – come è noto – le acciaierie ternane incidono in una misura che fa la differenza.
Le buone notizie arrivate sotto l’albero sono diverse e si inscrivono tutte nel circuito virtuoso attivato dall’Accordo di programma firmato da Arvedi con il governo-Meloni nel giugno scorso: governo che, già con quella firma, aveva fatto il suo primo miracolo, sottraendo finalmente i destini della fabbrica ternana alle nebbie in cui i suoi predecessori l’avevano abbandonata. Le buone notizie arrivano dal bilancio dello Stato, che con questo governo di centrodestra stanzia in finanziaria decine e decine di milioni di euro per la decarbonizzazione per i prossimi tre anni. Arrivano dalle ingenti risorse messe già in circolo, in questo contesto, dalla proprietà dell’azienda e dalle altre risorse che l’azienda continuerà a stanziare. Arrivano da quella che è stata già definita “la bramma dei record”: acciaio inossidabile ad emissioni ridotte uscito proprio in questi stessi giorni dalla fabbrica di viale Brin, figlio di investimenti mai visti negli ultimi decenni. Arrivano dalle garanzie del governo-Meloni di ulteriori interventi sul fronte ambientale e da quelli finalizzati all’abbattimento di quei costi dell’energia che solo politiche nazionali miopi e suicide, come quelle che questo governo ha ereditato, hanno lasciato lievitare in Italia ai livelli attuali, insostenibili per chi produce nel nostro Paese.
Il governo di centrodestra a guida-Meloni, il ministro FdI delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso hanno mantenuto gli impegni. E, anzi, hanno fatto anche molto di più: dimostrando in concreto, sul campo, che l’unica vera transizione green che abbia un senso è quella che tiene insieme le ragioni della tutela dell’ambiente e della salute con quelle della produzione e delle imprese, altro che auto elettriche a componentistica cinese sfornata dalle fabbriche asiatiche più inquinanti del pianeta.
La famiglia Arvedi ha dimostrato in concreto, sul campo, che credere nell’eccellenza dell’acciaio Made in Terni richiede, certo, forti investimenti (proprio come quelli che la famiglia sta riservando alle nostre acciaierie e alla città), ma può essere un ottimo affare destinato ad avere un grande futuro.
I processi produttivi conosceranno profonde trasformazioni agganciate a tecnologie d’avanguardia. Le emissioni verranno drasticamente ridotte. I nostri manufatti – di assoluta qualità e ‘sostenibili’ come altri non sono – sapranno sfidare la concorrenza su più fronti. Sarà difficile, per le Amministrazioni del territorio, mantenere un passo così. La Regione è chiamata a gestire la vicenda della centrale di Galleto con tempestività, per assicurare alle imprese energivore umbre – AST in testa – tariffe agevolate. Il Comune è chiamato in causa per il tanto contrastato risanamento della discarica. Sarà difficile mantenere il passo. Ma per fortuna non ci sono alternative.


