PERUGIA – «Oggi ci meritiamo di vivere insieme una giornata come una famiglia grazie a tutti voi, perché ci permettete di dare un senso al Natale e di viverlo con voi che siete i tesori della Chiesa». È stato l’augurio e il benvenuto del direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, agli oltre cento ospiti-commensali del “Pranzo di Natale” che la Caritas organizza, dal 2001, nel capoluogo umbro. Quest’anno si è tenuto presso la mensa “Don Gualtiero” del “Villaggio della Carità” a Perugia, preparato dai cuochi dell’hotel “Casa Sacro Cuore” e i dolci offerti da realtà imprenditrici e benefattrici del territorio.
«Una Chiesa che non incontra i poveri e non li mette al centro, dice papa Leone – ha sottolineato don Marco – non ha ragione di esistere. Noi oggi siamo con voi per ricordarci, come dice san Lorenzo, diacono della carità e titolare della nostra cattedrale, che i tesori della Chiesa sono tutte le persone che vivono un tempo che necessita di cura. Grazie dal profondo del cuore, a nome di tutti i volontari che incontrate ogni giorno nelle opere Caritas. Oggi siamo tutti fratelli e sorelle, non c’è volontario, non c’è persona aiutata, e questo pranzo di Natale sia veramente festa per ognuno».
«Il senso di stare insieme a Natale con le persone accolte – ha spiegato una volontaria – è quello che viviamo ogni giorno nelle strutture caritative diocesane, le mense, gli empori, i centri di ascolto, i progetti di accoglienza come quello per i richiedenti protezione internazionale. Stare insieme a Natale è un prolungamento molto bello e significativo di quello che si fa quotidianamente».
Il direttore della Caritas, intrattenendosi con gli operatori dei media, ha commentato: «Il Pranzo di Natale è un gesto di tenerezza, di luce e di speranza per tutte le persone che sono sole, perché nessuno viva un Natale da solo. Abbiamo cercato di invitare una rappresentanza di tutte le persone che frequentano le strutture diocesane di ascolto e di accoglienza per vivere questo momento di comunione e di incontro. Auspichiamo sempre che sia l’ultimo Pranzo di Natale: la nostra gioia sarebbe quella di poterlo non organizzare, perché vorrebbe dire che ognuno dei nostri ospiti ha trovato accoglienza presso una famiglia. Chi è oggi con noi sono le persone più ferite della nostra città e insieme cerchiamo di portare la luce e la speranza del Natale a tutti».

