Quarant’anni senza Bob Marley. Robert Nesta Marley, il padre del reggae, morì la mattina dell’ 11 maggio 1981 al Cedar of Lebanon Hospital di Miami senza riuscire a vedere per l’ultima volta la sua Giamaica. Ucciso da un cancro che non gli aveva dato scampo. Aveva 36 anni.
Quarant’anni dopo, la sua figura continua ad essere potente e amata. Figlio di un padre bianco e di una ragazza nera, da “mezzo sangue” discriminato è diventato un leader politico e spirituale per la Giamaica, è stato la prima super star della musica del terzo mondo, un personaggio che è riuscito a trasmettere un messaggio di fratellanza e di pace così forte, a rendere così chiara la capacità trascendente di un concerto.
Per molti esperti, Marley ha realizzato con il reggae quello che i Beatles hanno fatto per il pop. Grazie a lui, il mondo ha scoperto il reggae e i suoi dischi continuano a finire in classifica a ogni ristampa, dagli esordi nel 1965 con i Wailers fino al 1980. Artista ma anche leader con una missione sociale dove la profonda religiosità, era un convinto Rastafari, incontrava una radicata coscienza politica. Un mix che ha reso il reggae un linguaggio, e un messaggio, universale e seminale per molta musica degli anni a venire. Anche l’Italia lo ha amato profondamente. Leggendario il suo concerto a San Siro.


