di Aurora Provantini
PERUGIA – Nella sua biografia indica il giorno in cui ha ricevuto il sacramento del battesimo: il 18 dicembre del 1983, suo anno di nascita. Non un caso. Giovanni Gasparro diventa in pochi anni una eccellenza nel panorama dell’arte sacra.
Nel 2004 compone la sua prima “Madonna con Bambino” che gli fa meritare il massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti di Roma: nessuno avrebbe scommesso che quell’opera sarebbe stata la “prima pietra” di un percorso rivoluzionario. Nel 2011 l’Arcidiocesi dell’Aquila gli commissiona 19 opere per la Basilica di San Giuseppe Artigiano, che costituiscono il più grande ciclo pittorico d’arte sacra realizzato su tela negli ultimi anni. Nel 2013 vince il Bioethics Art Competition con l’opera “Casti connubii” contro l’aborto, ispirata all’omonima enciclica di Pio XI. Ma è l’incontro con Vittorio Sgarbi, alla Biennale di Venezia, a fargli guadagnare l’appellativo con cui si presenta al mondo: “l’ultimo caravaggesco”. Nel 2018 conosce lo storico dell’arte ternano Giuseppe Cassio, che studia da anni l’iconografia di San Valentino, martire del IV secolo, e con lui condivide l’esigenza e l’urgenza di restituire al Santo quella dignità e quel rispetto che merita. «Siamo arrivati a distorcere l’immagine di un santo dal valore universale – afferma Cassio – con immagini che hanno oltrepassato il limite della semplice decenza. Nel corso dei secoli San Valentino ha subìto una epurazione tale dovuta alle varie interpretazioni delle fonti agiografiche, che da un lato trova attributi stereotipati comuni a tanti santi ecclesiastici, come il calice e l’ostia e nell’abbigliamento gli unici tratti che lo definiscono sono i paramenti episcopali e la palma del martirio, che lo equiparano ai vari vescovi santi di cui il martirologio è pieno. A Terni, esiste una tradizionale immagine d’inizio Novecento: un po’ troppo generica tanto che nel realizzare, di recente, una scultura monumentale è stato necessario apporre l’iscrizione identificativa. San Valentino deve riprendersi la sua immagine con la quale è nata la tradizione che lo riguarda e questa deve imporsi sull’immaginario collettivo e sulla diffusione planetaria amplificata dal web, che al nome del Santo non risponda più con migliaia di icone di cuoricini prima di arrivare a conoscere il suo profilo. In nome di quel patronato sui fidanzati – che è un ruolo parallelo, basato su racconti leggendari e distanti dalla figura storica di San Valentino – si è permesso di tutto specialmente con la commercializzazione del suo nome sotto il brand del Valentine: il santo è raffigurato persino tra coppie che si baciano in ambientazioni new age. Nulla di male chiedere la protezione su un progetto di vita basato sui valori della famiglia e della affettività, ma l’iconografia è un’altra cosa e anche in questo legittimo contesto occorre orientarla correttamente. Valentino, infatti, non è un guru ma è un personaggio concreto, un cristiano, che ha pagato con la vita la sua adesione alla causa del Vangelo. Dovremmo evitare di ridurlo, svilirlo e trasformarlo in un’icona commerciale, specialmente a Terni, che invece può distinguersi per la diffusione corretta del suo patrono».
Nasce così il “Dittico Valentiniano”: “Il Miracolo” e “Il Martirio”. Due oli su tela di grandi dimensioni (un metro pe due) che verranno esposti per la prima volta a Terni, grazie all’interessamento dell’assessore alla cultura Maurizio Cecconelli, dall’11 al 27 febbraio (verranno poi trasferiti a San Gemini, perché parte della mostra “Dal Tempo, l’Eterno. Viaggio tra l’uomo e il sublime in Giovanni Gasparro” allestita a Palazzo Santacroce).
Si parte da qui, dal Dittico, per avviare il progetto di una “galleria” di opere d’arte dedicate al Patrono di Terni. Un progetto di Paolo Cicchini e Giuseppe Cassio: «L’idea che proponiamo e che spero le istituzioni facciano propria – spiega Cassio – è quella di allestire la galleria nella cripta della basilica, dove si trova il cuore più intimo: l’altare ad arcosolio in cui furono ritrovate le reliquie del martire. Un ambiente vuoto che dà accesso all’importante raccolta archeologica della basilica». Un giorno quel luogo potrebbe parlare di bellezza attraverso la figura di Valentino interpretata da una rosa selezionata di artisti. Tutte le opere potrebbero entrare a far parte del “Grande museo di San Valentino”.




