di Luca Ceccotti
TERNI – Considerando un incremento percentuale da 0 a 100, si può dire che la paura è crescente. Come per l’aumento dei prezzi del grano e quello dei combustibili, altro fattore correlato alla guerra in Ucraina, invasa dalla Russia, riguarda l’aumento di richieste nelle farmacie di zona di pasticche di iodio.
La paura nasce dai ripetuti attacchi di Vladimir Putin, che in più di un’occasione – e insieme a lui il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov – ha minacciato “rischi considerevoli e disastrosi” contro l’occidente semmai fosse intervenuto in massa e militarmente in zona ucraina. I riferimenti sono relativi agli ordigni nucleari (6.257 mila nel 2021, numero più alto al mondo) e a una possibile guerra atomica tra NATO e Russia – praticamente mondiale. Ancora adesso, a conti fatti, la minaccia nucleare è sin dal Secondo Dopo Guerra una mera questione di deterrenza, essendo le conseguenze successive al lancio di una sola di queste testate da 20 megatoni inimmaginabili, mentre il discorso sarebbe diverso – pure se ugualmente tragico – per le testate più piccole, quelle definite “tattiche”.
Tutto questo, soprattutto nelle prime due settimane di conflitto, ha generato in diversi paesi europei e ovviamente anche in Italia una piccola psicosi, spingendo diversi cittadini a correre nelle farmacie vicine e non a richiedere le pasticche di iodio. Anche in Umbria è successo, in particolare a Terni, come ci hanno confermato diverse farmacie comunali e private cittadine. In quella di Cospea, che richiama a sé l’intero bacino di una delle zone più popolose della conca, fino a sabato scorso più di un avventore richiedeva lo Iodio, così come alla farmacia Porta Sant’Angelo, a due passi da Piazza Dalmazia, e alla farmacia Mariani in pieno centro. C’è da considerare che prima di queste minacce russe le richieste di Iodio erano praticamente nulle. Con il trascorrere dell’ultima settimana di guerra – la terza -, le richieste sono nuovamente diminuite, ma fino alla scorsa settimana c’era dubbio e interesse al riguardo.
Ma perché proprio lo iodio? Il pericolo in contesto sarebbe derivante dall’esplosione di un rettore in una delle centrali nucleari ucraine. In questo caso potrebbe diffondersi nell’aria in grandi quantità dello iodio radioattivo (Iodio-131), assorbito dalla tiroide – ma anche stronzio-90 e cesio-137, rispettivamente assorbiti da ossa e muscoli – ed eventuale causa di gravi neoplasie. È quanto successe nell’aprile del 1986 a Chernobyl, tornata in questi giorni sulla bocca di tutti a causa di alcune interruzioni di corrente sempre legate all’invasione russa in Ucraina. Per evitare dunque un accumulo considerevole di questo isotopo radioattivo nella ghiandola tiroidea occorrerebbe assumere lo stesso isotopo in forma però stabile, non radioattivo, con compresse ad alto dosaggio.
L’assunzione sarebbe importante nei minori di 17 anni, nelle donne in gravidanza e nei pazienti con insufficienze renali, ma solo ed esclusivamente se vi fosse un riversamento significativo di Iodio-131 nell’aria. In tal senso, per adulti e anziani senza patologie di sorta, il rischio sarebbe minimo. Assumere pasticche di iodio per piccolissime quantità radioattive sopportabili o a scopo preventivo risulterebbe inutile e senza senso, andando anzi a danneggiare il lavoro della ghiandola e non permettendo in caso di necessità il giusto funzionamento della stessa. Non c’è quindi necessità di assunzione prima che accada un disastro, il cui rischio attuale è ancora minimo.
In aggiunta, in Italia è già stato preso in considerazione un piano nazionale d’emergenza nucleare, con sufficiente distribuzione di farmaci a base di ioduro di potassio, con una prima ricognizione sul territorio attuata la scorsa settimana. Le dosi utilizzabili sarebbero milioni e praticamente in ogni regione esiste un comando speciale dei vigili del fuoco d’intervento nucleare e radiologico, con personale addestrato e con conoscenze pratiche e teoriche specifiche.
Contenere le psicosi, oggi, è quanto mai fondamentale.


