Il concerto di Milano, i Btp people e la produzione industriale (e le esportazioni)

L’analisi di Angelo Drusiani

di Angelo Drusiani

TERNI – Riparto dalla parte finale della settimana scorsa. I BTP people hanno confermato il loro profondo legame con le emissioni del Dipartimento del Tesoro italiano. In quattro giorni e mezzo di sottoscrizioni, la domanda complessiva del nuovo BTP denominato Valore, è stata pari a 18,191 miliardi di euro. Le citate sottoscrizioni sono state effettuate sia presso il sistema bancario e postale, sia direttamente, utilizzando il proprio personale computer, se autorizzato ad operare nei mercati finanziari.

Ancorché si stia vivendo un periodo abbastanza complesso, vessato da un tasso d’inflazione che, pur in fase calante, si mantiene ancora su valori medio alti, gli ex BOT people, promossi da tempo ai citati in prima riga BTP people, hanno fornito una risposta forse inattesa nei numeri, ma non nella partecipazione. Quest’ultima era considerata pressoché certa, come già in altre occasioni si è verificato, ma i valori raggiunti sono di livello elevato. A votare per elezioni di qualsiasi tipo la partecipazione è via via calante, ma quando si tratta di investire i risparmi, per ora la risposta è sempre uguale: eccoci!! Qualche giorno addietro, il Dipartimento del Tesoro ha pubblicato il dato relativo al valore dei titoli di Stato in circolazione, che assommava complessivamente, a fine maggio 2023, a 2355 miliardi di euro. Un valore ingente, ma non è una novità. L’aspetto interessante è che la vita media dell’insieme di titoli emessi dal Tesoro italiano è di 7,03 anni. Una garanzia importante, quest’ultima, perché essa rende decisamente elastica la strategia che l’emittente governativo italiano può attuare mese dopo mese. Anzi quasi settimana dopo settimana, perché le aste di collocamento dei titoli di Stato hanno luogo mediamente per sei-sette giorni ogni mese, per collocare, sempre mediamente, dieci differenti emissioni governative. Dai BOT semestrali ai BTP con diverse scadenze, ai CCT, finiti un po’ all’angolo dallo strapotere dei BTP stessi.

Peccato che, a fare da freno, e che freno!, le rilevazioni relative alla produzione industriale del nostro Paese. In calo ad aprile per una percentuale dell’1,9 e su base annua, salvo revisioni del dato, del 7,2 per cento. Forse in modo inatteso, questo dato ha sorpreso, ma se si considera che l’economia della Germania, seppure in misura molto modesta, viene considerata in recessione tecnica, è naturale che tendano a rallentare sensibilmente le esportazioni delle imprese italiane verso il mercato che, più di ogni altro, fagocita la produzione italiana. E se diminuiscono le esportazioni, è automatico che anche la produzione delle aziende del nostro Paese rallenti, rallenti, rallenti…
Fino ad ora, in realtà, simili situazioni, ancorché temute, non si erano manifestate. Non è casuale che, nelle ultime settimane, l’indice azionario italiano, e gli analoghi indici azionatri di altri Paesi di Eurozona, evidenzino andamenti di segno negativo, La maggior parte degli analisti sembra voler attribuire il persistere di questa situazione d’incertezza alla possibilità che la Banca Centrale Europea, preceduta da quella statunitense, decida di incrementare ulteriormente il tasso di riferimento. Che darà luogo ad un aumento dei costi d’indebitamento, con inevitabili cadute del ricorso al credito. Che, a sua volta, potrebbe manifestare effetti negativi sui consumi, perché i prezzi sia alla produzione, sia al dettaglio, potrebbero aumentare ulteriormente. Minando ulteriormente la propensione ai consumi.

Basta lamenti! Situazione rara per me. giovedì sera su RAI 5 ho visto, ma soprattutto ascoltato musica e romanze d’Opera, in occasione del “Concerto per Milano” tenutosi in Piazza Duomo. Se mi sono seduto ad ascoltare il concerto lo devo per la presenza di Juan Diego Flórez, tenore peruviano, peraltro “abbracciato” da lontano da tanti connazionali, depositario di qualità vocali non comuni. Nel corso della mia esperienza d’Opera, dei tre “bis” che ho vissuto, ben due da fanno riferimento a Flórez. Premetto che, in ogni caso, il divenire di un’Opera mi affascina, quasi sempre. Pezzi d’opera eseguiti una tantum li ascolto praticamente mai. Eccezion fatta per giovedì scorso. Ma più di tutto mi ha turbato la scelta di presentare “I Capuleti e i Montecchi” accompagnata dal canto maschile. Il fascino di questa Opera è la presenza di una soprano e una contralto, perché il Compositore catanese amava soprattutto il canto femminile. A Milano, circa un anno e mezzo fa, in occasione della Stagione d’Opera 2021-2022 andò in scena l’Opera belliniana: la soprano era Lisette Oropesa, numero due a livello mondiale, e la contralto era la francese Marianne Crebassa, bravissima. Beh, qualcosa che non mi piacesse era d’uopo lo trovassi!

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