In Umbria si fa lezione anche grazie a mattoncini colorati e piccoli robot

Grazie ai corsi organizzati dalla fondazione “Hallgarten-Franchetti” di Città di Castello

CITTÀ DI CASTELLO (Perugia) – Oggetti innovativi e inconsueti a portata di mano per didattica. Ecco che robot colorati realizzati con i mattoncini delle costruzioni, ruspe, piccole auto telecomandate da un computer e ponti levatoi che si alzano su un tappeto di “lego”. Su questo materiale  usatissimo dai bambini si stanno formando circa trenta docenti delle scuole primarie a Città di Castello.

Ad inizio giugno, infatti, è stato infatti avviato il corso di formazione “Robotica educativa base e Coding” per i docenti del primo e secondo circolo didattico, presso la scuola “San Filippo” di Città di Castello. L’intero percorso di 50 ore promosso e realizzato Fondazione “Hallgarten Franchetti Centro Studi Villa Montesca” è  tenuto dagli esperti di “IdeAttivaMente”, un’azienda umbra, rappresentata da Giacomo Piccioni, nata come start-up innovativa nel 2016 e che ha come obiettivo lo sviluppo di attività didattiche attraverso l’utilizzo di metodologie innovative.

Ancora qualche lezione in presenza, compreso e poi corsi a distanza nel mese di luglio e ritorno in classe a settembre per concludere i corsi. Tra queste il tema della robotica è quello che da sempre ha avuto il maggior successo come ci racconta Roberto Raspa, ingegnere, docente e appassionato di tecnologia.

L’ingegner Raspa è un consulente di IdeAttivaMente, che ha contributo alla fondazione della stessa e che oggi ricopre il ruolo di esperto in progettazione e referente per la formazione dei docenti: “Quando abbiamo iniziato nel 2016 – dice – possiamo dire di aver portato in Umbria alcuni prodotti di robotica educativa del tutto innovativi. Infatti, erano pochissime le realtà, scolastiche e non, che svolgevano attività di questo tipo. Abbiamo fatto un investimento importante e permesso lo svolgimento di ore e ore di attività sia nel contesto didattico al fianco degli insegnanti che in contesti extra-scolastici in luoghi culturali come biblioteche e centri ricreativi.

Tra i prodotti che hanno avuto il maggior successo ci sono i kit di Lego education, vere e proprie scatole di mattoncini appositamente studiati per lavorare in aula. Proprio così, molto spesso i formatori entrano in aula, tra i banchi con una scatola di Lego e subito scatta l’effetto “wow”. Di fatto sono molto di più che banali mattoncini.

Ogni kit, infatti, permette la costruzione di veri e propri robot, dotati quindi di sensori, motori e quanto altro utile al loro movimento. Ogni robot viene poi programmato mediante un dispositivo esterno (tablet o PC) al fine di definire le singole azioni da compiere.

È in questa fase che viene svolta l’attività di coding, definire una sequenza di istruzioni elementari per fare in modo che il robot risolva il problema assegnato.  Questo permette al gruppo di bambini e bambine coinvolte nel lavoro di costruire un artefatto cognitivo (il robot), di personalizzarlo o adattarlo al contesto in cui si deve muovere, di definirne le azioni minime, di scrivere un programma in codice semplice e di modificarlo fino a trovare la soluzione più idonea in un ciclo incrementale di ottimizzazione continua. Il fatto di utilizzare a scuola i mattoncini Lego è stato da sempre un elemento di forte attrazione.

Come spiega l’ingegner Raspa “quando lavoriamo con questi kit «ci troviamo di fronte bambini fortemente motivati, costantemente attratti dall’attività e disposti a lavorare per ore e ore senza mai fermarsi. Uno strumento davvero di forte impatto che oggi più che mai sta entrando nella cassetta degli attrezzi di molti insegnanti.  Questo tipo di attività, oltre a motivare gli alunni e le alunne, rappresenta un momento in cui ad essere potenziate sono tutte le competenze, ovvero quelle conoscenze prevalentemente dell’asse scientifico matematico che di fatto sono utili a tutti gli individui e non soltanto a coloro che da grandi vorranno fare gli scienziati».

Didattica e innovazione, secondo l’assessore comunale alla scuola Letizia Guerri «con questi percorsi di formazione organizzati dalla Fondazione Hallgarten Franchetti Centro Studi Villa Montesca con la direzione didattica del primo e secondo circolo, Simone Casucci, la scuola compie un ulteriore salto di qualità a partire dalle primarie spesso laboratorio di progetti che talvolta vengono presi ad esempio a livello nazionale».

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