Una culla per la vita per salvare i bambini, «è farci guidare dall’amore»

Presentato a Palazzo spada il progetto per accogliere e crescere i neonati abbandonati o non riconosciuti. LE INTERVISTE

El. Cec.

TERNI – Dopo Perugia, Città di Castello, anche Terni si dota della struttura concepita appositamente per permettere di lasciare, totalmente protetti, i bambini da parte delle mamme in difficoltà. Si tratta della “culla per la vita”. Progetto nato su iniziativa dell’associazione Movimento per la vita, ben 5 anni fa e presentato in Comune dinanzi ai rappresentanti dell’associazione e l’assessore al welfare, Viviana Altamura. La culla per la vita è un’alternativa per coloro che per vari motivi non possono o non vogliono tenere il bambino, che consente, così come il parto in anonimato all’ospedale, di lasciare il piccolo o la piccola alle cure altrui. La culla per la vita può consentire, inoltre, anche a coloro che non possono avere figli naturali di accogliere questa nuova vita che nasce. In una parola la culla per la vita è «farci guidare dall’amore, è espressione di amore», come ha affermato l’assessore Viviana Altamura. A seguito della presentazione, è stata inaugurata la stanza in via Malnati.

L’iniziativa è nata da un fatto di cronaca avvenuto il 3 agosto del 2018, quando a Terni un bambino venne abbandonato in una busta di plastica. Il neonato, purtroppo, non riuscì a sopravvivere. Al bambino venne dato il nome di Francesco. Proprio a Francesco è dedicata la prima culla della vita inaugurata a Terni.

La presidente del Movimento per la vita, Maria Cagnoli, cita qualche numero sulle culle per la vita presenti in Italia. Sono circa 50, solamente due invece quelle presenti in Umbria, una a Perugia e una a Città di Castello. Le cronache spesso hanno portato alla ribalta notizie di neonati lasciati nelle culle, come accade a Brescia o a Genova. I piccoli hanno ricevuto le cure del caso, consentendo loro di crescere in salute e in sicurezza.
L’iniziativa si sposa bene nel territorio ternano, una città popolata principalmente da anziani, dove le nascite registrate sono poche e in diminuzione. Un tale progetto può incrementare le nascite, aiutando a combattere la denatalità. 

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