Bandecchi e la bacchetta magica: «La mia è pure speciale»

Le dirige verso i vertici amministrativi nella speranza che spariscano

Au. Prov.

TERNI – «Non vedo l’ora di mandarli tutti a casa». Stefano Bandecchi, lunedì 23 ottobre, è apparso stanco in consiglio comunale. Poco pimpante. Forse anche alla luce del voto deludente del Trentino. Ma il sindaco e patron di  UniCusano ha ritrovato per una manciata di minuti la sua verve e il suo piglio istrionico, quando si è lanciato in un vero e proprio show prendendo di mira i dirigenti comunali. Prima un assaggio sulla contabilità: «I soldi in bilancio li stiamo trovando noi amministratori, perché dai dirigenti non mi sembra che siano arrivate soluzioni. Noi stiamo analizzando il bilancio  voce per voce. Ed è lì che stiamo trovando risorse che fino ad ora non sono state spese».

Bandecchi ha rammentato la situazione complessiva del bilancio dell’ente pubblico. Ha messo in relazione soprattutto due voci, l’indebitamento  con l’ammontare complessivo dei conti, sostenendo che il rapporto non quadra: «Un’azienda così non reggerebbe». Messa via la calcolatrice impugna la sciabola: «Mi ritrovo un dirigente a Belluno, un altro che parte, beh arrivederci . Per un dirigente che ne va se ne farà un altro: c’è tanta gente disoccupata che vuole lavorare troveremo i sostituti». E’ da tempo che tra il sindaco Bandecchi ed alcuni dirigenti non tira buona aria. Non è un caso che c’è chi ha fatto le valige e chi, pur dovendo riprendere servizio a Terni, ha preferito rimanere a casa sua. Una situazione di conflitto con un sindaco che sembra fermamente intenzionato a rimuovere presunte lentezze e presunte inefficienze. Una partita che è solo agli inizi. E a proposito di inizi, è stata inaugurata anche la “Dittatura democratica secondo Bandcchi”, annunciata 48 ore prima su Instagram. Funzionerebbe così: siccome Ap ha la maggioranza (21 consiglieri) e siccome a Bandecchi non è andata giù che il Pd si sia defilato dall’accordo sul SII, a far data da lunedì 23 ottobre in consiglio non passerà un atto. E così è stato. Nella seduta fiume, con 14 atti di indirizzo all’ordine del giorno, in otto ore se ne sono discussi sette e sette sono stati respinti. Poi, dopo otto ore di “tiritera” anche i microfoni non ne potevano più smettendo di funzionare.  

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