Laura Santi (foto Facebook)
Laura Santi (foto Facebook)

Fine vita, Stefania Proietti: «La vita va difesa anche immobile in un letto»

La replica di Laura Santi: «Parole di un’ottusità incredibile. Significa essere ciechi e sordi alla sofferenza. Così la sinistra si allontana dalle persone»

Maria Sole Giardini

PERUGIA – Sta facendo discutere, e non poco, una lunga intervista, pubblicata da Il Fatto Quotidiano a firma Wanda Marra, alla candidata alle prossime regionali per il csx Stefania Proietti. In particolare hanno lasciato l’amaro in bocca a molti le risposte della candidata su quelli che dovrebbero essere diritti molto cari alla sinistra: dall’aborto alle unioni civili, fino ad arrivare al fine vita. Proprio su quest’ultimo tema Proietti, alla domanda: “che posizione ha sul suicidio assistito”, ha risposto così: «La vita va difesa fino in fondo anche quando si è immobili in un letto. Domandiamoci se certe istanze arrivano dal fatto che la società sta lasciando sole le persone e che la sanità pubblica sta venendo meno». Forse solo un tentativo di riportare l’attenzione sulla battaglia per una sanità migliore, ma a qualcuno queste parole non sono proprio piaciute. Stiamo parlando della giornalista perugina Laura Santi. La donna, malata di sclerosi multipla da 30 anni e ormai in peggioramento progressivo, sta conducendo una battaglia, insieme ai legali dell’Associazione Luca Coscioni, proprio in Umbria, nella sua Perugia, per vedersi riconosciuto il diritto di accedere al suicidio medicalmente assistito qualora le sue sofferenze diventassero non più sopportabili.

In un’intervista per Umbria 7 Laura ha voluto replicare così alla sindaca di Assisi: «Ho letto abbastanza allibita l’intervista di Stefania Proietti, e come al solito sbatto il muso nel non sentirmi rappresentata dai politici che dovrebbero, “orfana” prima ancora di essere stata “adottata”. Nel senso che era nel nostro cuore un cambiamento in Umbria, ma così la sinistra si allontana dalle persone perché non scende nei loro problemi reali. Questa risposta – prosegue Laura con la voce rotta dalla fatica neurologica – è di una ottusità che non mi aspettavo. Significa essere ciechi e sordi alla sofferenza delle persone, ma non solo: anche alla loro lucidità e autodeterminazione. Io, Laura Santi, ho un ottimo rapporto col welfare, conosco i problemi della sanità, so cosa significa essere abbandonati, mal seguiti dalla sanità pubblica perché è successo anche a me e per casi a me vicini. Sono anche io cittadina umbra, gli effetti nefasti dell’amministrazione Coletto li accuso anche io ma questo non significa che non sia lucida sulle mie sofferenze. Soprattutto, non significa che non sappia discernere il disagio della solitudine da quella che è una scelta ben più radicale e definitiva. Molti lettori a questo punto obietteranno ‘non tutti sono competenti come te’. Giusto, e sarebbe compito di una buona legge sul fine vita far sì che vengano accertate: non solo la lucidità della persona e la sua capacità di intendere e volere, ma anche la sua volontà perdurante al netto di eventuali problemi di contesto, familiari o di welfare. Questo dovrebbero fare le UVM (unità valutazione multidisciplinare), gli assistenti sociali, i medici, le Asl. Dovrebbero accertare se una persona è lucida e determinata, non è plagiata, ha una malattia grave e irreversibile e una volontà perdurante. Senza essere Laura Santi basta semplicemente che voi welfare, sanità, ascoltiate la persona. Qui manca l’ascolto. Leggere a priori che la vita va difesa a tutti i costi anche quando si è immobili in un letto mi fa realizzare che mio malgrado probabilmente non voterò Stefania Proietti, se davvero non dimostra una minima percezione ed empatia della situazione».

La rabbia di Laura poi si trasforma in una mano tesa, con la speranza che Proietti afferri quest’ultimo appello: «La candidata avrebbe un’occasione per mettersi in linea con la gente, con le persone – più di quello che già sta tentando – e con i paesi più evoluti accettando di rivedere le sue idee. Magari, facendo sua la proposta di legge regionale che con l’Associazione abbiamo preparato partendo proprio dall’ascolto dei malati. Magari Proietti, cercando di capire perché questa legge va più vicino alle persone, potrebbe comprendere meglio una questione che riconosco essere spinosa. E alla fine: io persona lucida, autodeterminata, grave e irreversibile, chiedo che sia dato ascolto alla mia sofferenza». La giornalista si è resa disponibile a un confronto o una replica: semmai la candidata ne sentisse il bisogno, anche Umbria 7 rimane a disposizione.

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