Burrasca su Azione: «Il commissariamento? È una vittoria a tavolino, assegnata a uno dei due contendenti»

La partita decisiva per la rappresentanza del centro in due Giunte (la Regione e Perugia) dove si fa sentire la svolta a sinistra

M.BRUN.

PERUGIA – Sembrava tutto finito col commissariamento e invece il bello deve ancora venire. La burrasca è solo ai primi, ma già impetuosi, venti.

In Azione Umbria c’è chi non si arrende alla normalizzazione dell’eroico consigliere comunale Mazzanti, diventato per volontà romana leader-commissario del partito.
Leader però a tempo, visto che ci sono iscritti (veri), a quel che si capisce, proprio contrari a questa soluzione e – sempre da quel che viene detto a margine dell’ultima Assemblea del partito – sarebbero perfino maggioranza, qualora qualcuno si decidesse a contarli, come di solito si fa in democrazia.
Di sicuro gira un pesantissimo documento che debutta con un funereo «è con profonda amarezza che consegniamo questo messaggio a quella che, con rammarico, definiamo un’assemblea “con la a minuscola”. Non per sminuire la qualità dei partecipanti, che restano per noi compagni di un percorso politico comune, ma per denunciare il modo in cui è stata convocata: senza un preavviso adeguato, senza il minimo coinvolgimento dei segretari provinciali».
Va ricordato a questo punto che uno dei due segretari provinciali di Azione è e resta Mirco Ceci, ex sindaco di Pietralunga, non un signor ics qualunque.
Secondo chi ha vergato il documento gira per l’aere umbro «un’idea proprietaria del partito, nella quale la partecipazione democratica è ostacolata, se non apertamente derisa».
Pesante? Altro che. I contestatori vanno giù ancora più duri: c’ è stata – dicono – «la perdita di oltre la metà degli iscritti da quando è subentrata la precedente dirigenza, nonostante importanti occasioni elettorali e la visibilità di esponenti eletti e nominati».
Sentite che botta su chi «ha continuato – scrivono i contestatori – a gestire come proprietà personale gli strumenti di comunicazione del partito, come le pagine social provinciali e comunali, ignorando l’invito del Segretario nazionale a riconsegnarle ai nuovi referenti».
Poi giù filmini e saette sulla gestione del commissariamento «come fosse una vittoria». Incomprensibile, tanto più che «il commissario nominato è stato uno dei due candidati al congresso. Di fronte a una competizione politica che non ha avuto l’esito desiderato da alcuni, il commissariamento si configura come una vittoria a tavolino. Questo fatto, di per sé, solleva interrogativi politici e morali fondamentali per la credibilità dell’intero processo».
Avevamo annunciati fulmini e saette ma, giudicate voi, di che tinta. Non solo «sul commissariamento nessuna spiegazione è pervenuta agli iscritti, né dai vertici nazionali né dallo stesso commissario». Quindi: «Perché Azione Umbria è stata commissariata? Quali fatti, quali circostanze lo hanno giustificato? E soprattutto: perché è stato scelto proprio uno dei candidati, e non una figura neutrale, come la prassi e il buon senso politico avrebbero suggerito?».
La guerra è solo all’inizio. Perché «mentre ci dividiamo al nostro interno, la realtà ci chiede di essere presenti. Serve riprendere con decisione tematiche come sanità, energia, rifiuti, lavoro, alta velocità e trasporti. Su questi temi dobbiamo offrire un contributo concreto alle aspettative degli umbri nei confronti della nuova amministrazione regionale. Serve chiarezza anche su temi caldi dello sviluppo locale e dell’occupazione. Pensiamo, per esempio, alla proposta di ampliamento dell’Ipercoop a Perugia: è necessario che Azione si esprima con chiarezza».
Poi ancora: «Il commissariamento, da sempre, può avere solo due letture: o è un atto d’imperio per estromettere figure scomode – e speriamo non sia questo il caso – oppure è uno strumento temporaneo per superare una fase critica, componendo le divisioni e rilanciando il partito».
Nelle ultime righe della nota c’è un quarto di una mezza mano tesa a “Lorenzo”, così viene chiamato Mazzanti. E un invito a Calenda a essere equidistante. Come si capisce la posta in palio non è solo la leadership di Azione, piccolo partito, ma la rappresentanza del centro in giunte di centrosinistra che hanno svoltato sia a Perugia che in Regione tutte a sinistra. Cosa fondamentale, in questo momento, visto che il centro del Pd sembra terremotato.
Una partita tutta da seguire.

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