DIEGO DIOMEDI
Per anni l’Umbria del vino è stata identificata con il rigore del Sagrantino o l’eleganza del Torgiano Rosso (prima doc in Umbria, bene sempre ricordarlo). Ma da qualche tempo, un fremito nuovo attraversa le vigne tra Perugia e Terni, una regione che sta dimostrando una vocazione per le bollicine che non è più una scommessa, ma una realtà consolidata e multiforme. Il viaggio non può che partire dai “pilastri”. Se parliamo di rifermentazione in bottiglia di lungo corso, il pensiero va immediatamente a Lungarotti e Decugnano dei Barbi. Queste realtà hanno tracciato il solco, dimostrando che il terroir umbro può regalare spumanti di estrema finezza e longevità. Accanto a loro, una “sorpresa” ormai divenuta certezza, cioè La Palazzola. Bisogna dire che qui hanno saputo osare, portando il Metodo Classico umbro a confrontarsi a testa alta con i grandi territori nazionali. Ma il panorama si è allargato. Tra le realtà che stanno interpretando il Metodo Classico con maggiore precisione spicca Cantina Cenci. Le loro produzioni sono il simbolo di una nuova generazione di vignaioli che unisce tecnica impeccabile e profondo rispetto per l’identità del vitigno, regalando sorsi di grande freschezza e pulizia.

La vera ventata di novità arriva però dal mondo dei rifermentati in bottiglia e dei metodi ancestrali. Qui il confine tra “indigeno” e “scienziato” si fa sottile: è un ritorno alle origini guidato da una consapevolezza tecnica contemporanea. Cantina Ninni con il suo Edoardo, ci regala un’interpretazione magistrale del Trebbiano Spoletino. È un ancestrale che sprizza energia, figlio di una filosofia naturale che non accetta compromessi sulla qualità. Mani di Luna che, spostandoci verso Torgiano, questa cantina (nota per l’approccio biodinamico) propone un ancestrale da uve trebbiano e procanico che è un richiamo netto al sapido, gusto di uva autentico e profondamente legato alla vivacità.

Non mancano produzioni con Metodo Charmat, capaci di offrire una piacevolezza semplice e immediata. Sono bollicine “da conversazione”, perfette per l’aperitivo, che dimostrano come l’Umbria sappia essere anche versatile e modaiola, senza mai perdere la propria anima rurale. Che si tratti della precisione quasi chirurgica dei grandi Metodo Classico o della vibrante imprevedibilità dei rifermentati naturali, le bollicine umbre hanno trovato una propria voce. Non sono più “esperimenti”, ma espressioni orgogliose di un territorio che ha imparato a far brillare il proprio sole dentro ogni calice.


