«Tutto ciò che abbiamo vissuto in questo anno giubilare oggi ci viene riconsegnato per le mani della Santa Famiglia»

In cattedrale a Terni la celebrazione di chiusura del Giubileo 2025 presieduta dal vescovo Soddu


TERNI – «Chiudendo l’Anno giubilare siamo invitati a cogliere i bei semi di speranza che da esso sovrabbondano, per piantarli nei giorni della nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità». Sono le parole del vescovo Francesco Soddu nella solenne celebrazione di chiusura del Giubileo della speranza nella diocesi di Terni-Narni-Amelia del 28 dicembre, festa della Santa Famiglia, che ha presieduto in una gremita Cattedrale di Terni, alla presenza dell’intero clero diocesano, delle autorità cittadine, dei rappresentanti di movimenti e associazioni e di tanti fedeli. Hanno concelebrato il vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi e don Alessandro Rossini, parroco della Cattedrale. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da don Sergio Rossini, organista il maestro Simone Maccaglia; il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinati dal cerimoniere Marco Farroni.

Il vescovo ha ricordato i momenti comuni vissuti in questo anno Giubilare nei pellegrinaggi vicariali alle chiese giubilari di Terni, di Narni e di Amelia, negli incontri di riconciliazione e momenti di preghiera che hanno coinvolto numerose parrocchie, realtà associative e che hanno avuto il culmine nel grande pellegrinaggio delle diocesi umbre a Roma il 13 settembre scorso, con il passaggio della Porta Santa e l’incontro con Papa Leone XIV in San Pietro.

«Tutto ciò che abbiamo vissuto in questo anno giubilare – ha detto il vescovo nell’omelia – oggi ci viene riconsegnato per le mani della Santa Famiglia, affinché in lei possiamo sempre proseguire sulla strada della speranza, che abbiamo imparato a riconoscere nella presenza della persona di Gesù. Egli è la nostra speranza, senza di lui niente ha valore e tutto è privo di senso. Questo è il clima proprio che si respira nella santa famiglia. Un clima fatto di presenza di pace, accoglienza silenzio, riflessione e ascolto di Dio, della sua parola».

La casa di Nazareth come ispirazione e forza continua per vivere ed alimentare la speranza: «ogni nostra famiglia – ha aggiunto il vescovo – ha l’opportunità di trovare nella famiglia di Nazareth una serie di motivazioni per condurre una vita sana, bella, buona. Può comprendere ed apprezzare la bellezza del dialogo e dell’incontro. Può lasciarsi educare al lavoro impegnativo o anche difficile da trovare ed ottenere. Può imparare ad accogliere i propri limiti e le sofferenze. Nella casa di Nazareth possiamo trovare tutte le famiglie del nostro tempo provate dalle più varie vicende dolorose: dell’esule, di chi deve andare lontano per trovare dignità e lavoro, sicurezza e rispetto. Possiamo trovare tutte le famiglie che quotidianamente si edificano in maniera dignitosa ed amano la vita. Nella casa di Nazareth può trovare risposte anche ogni famiglia che si trova ad essere avvelenata dall’incomprensione e dalla violenza. In quella casa deve trovare ispirazione anche la nostra comunità di fede, la nostra famiglia Diocesana, nel sapersi edificare mettendosi a disposizione della Parola di Dio e dei suoi progetti per il bene di tutti e per l’edificazione della Chiesa».

A conclusione della celebrazione è stato intonato l’Inno del Giubileo davanti alla croce quattrocentesca che è stata posta sull’altare della Cattedrale nella cerimonia di apertura del Giubileo in diocesi. Sono stati consegnati ai vicari foranei e ai laici rappresentanti delle foranie gli orientamenti e programma pastorale su Mistagogia e Iniziazione cristiana frutto della riflessione e dei lavori del Consiglio pastorale diocesano.

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