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Dalla doccia al Petruzzelli: Edoardo Milletti, il tenore di Perugia

Edoardo Milletti con Elena Mosuc

 

Il giovane talento, dopo anni al Teatro alla Scala, ha debuttato a Bari. «Si è avverato un sogno. E la mia città meriterebbe una stagione operistica»

di Egle Priolo

PERUGIA – Dai banchi del liceo Mariotti al palco del teatro Petruzzelli di Bari. Passando per la Scala di Milano, giusto per far capire di che pasta è fatto. Signore e signori, ecco a voi Edoardo Milletti, 30 anni, tenore.
Una storia che inizia cantando sotto la doccia e che sembrerebbe una favola se dietro non ci fossero anni di fatica, impegno e sudore per studiare le opere e la lirica. Per arrivare alle quattro repliche di “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti in programma in questi giorni (prossime date, il 9 e l’11 novembre) al Petruzzelli e in cui il talentuoso perugino interpreta Edgardo, l’amore segreto di Lucia.
Un’opera in tre atti, la più famosa di Donizetti, e che per Edoardo rappresenta un debutto. «Un grande debutto – spiega -. Non solo per il ruolo importante, ma anche per il repertorio, più lirico, che fin adesso avevo affrontato meno. Si è avverato un sogno. Il fato ha voluto che la mia prima “Lucia di Lammermoor” davanti ad un pubblico, ossia la prova generale, sia stata al fianco della grandissima Elena Mosuc, del grandissimo Christian Senn e di tutto il fantastico primo cast. Forse il più bel battesimo al ruolo che un giovane tenore possa desiderare. Una serata che mi terrò nel cuore per sempre».

 

Edoardo Milletti
Edoardo Milletti

È facile comprendere l’entusiasmo di un giovane talento, tra l’altro scoperto per caso. Praticamente sotto la doccia. «È proprio così – racconta -. Mio padre mi sentiva spesso canticchiare in giro per casa, ero all’ultimo anno del liceo classico e un giorno mi fa: perché non provi a prendere lezioni di canto? Sempre per puro caso abbiamo conosciuto Carmen Gonzales, mezzosoprano di fama internazionale, e ho iniziato a studiare con lei. Io partivo da zero: non mi ha solo insegnato, all’inizio, a impostare la voce, ma mi ha fatto innamorare e conoscere la musica lirica a tutto tondo. Fino a quel momento ero appassionato di musica cantautoriale o pop, ma mai avrei pensato di avvicinarmi all’opera».
E così, il diletto è diventato un mestiere. Ma solo grazie allo studio e all’impegno. Perché dopo la Gonzales è arrivata prima la Scuola d’opera italiana di Bologna e poi il concorso di accesso per il Teatro alla Scala di Milano. Città dove Edoardo Milletti ormai vive e lavora.

«Non era un percorso programmato – ricorda con emozione -, ma adesso è il mio mestiere. Non un lavoro. Proprio un mestiere. A sottolineare la componente “artigianale” che ci sta dietro. Fatta di studio e di impegno». Perché anche se in questa storia ci sono molto eventi fortuiti, di certo non si arriva al Petruzzelli per caso. A interpretare l’opera di Donizetti che, questo sì, è legato a un’altra casualità. «Il primo disco che ho ascoltato appena deciso di provare questa strada – dice Edoardo – è stata una selezione di arie d’opera di Juan Diego Florez, tenore di fama internazionale. I brani erano tutti di Donizetti. E io proprio a quelle arie ho cercato di rifarmi. Non di imitare, ma di imparare».
Studiando tutti i giorni, in continuazione, mettendosi sempre in discussione e sapendo che, a differenza magari di altre professioni, lo studio non si esaurisce nella fase della formazione. Anzi. «Soprattutto durante la preparazione delle opere – racconta ancora il tenore perugino -, sono tante le ore al giorno di studio, tra spartito, esercitazione vocale o drammaturgia. Nel caso dei cantanti, lo strumento musicale vive dentro di te, la musica te la porti anche a letto e ti ci svegli la mattina».

Con la consapevolezza che bisogna lottare per crearsi degli spazi. «Soprattutto in questo momento storico in cui, mai come adesso, siamo bravi in tanti».
E Perugia? L’Umbria? «Se il mio primo ruolo – risponde -, il mio debutto assoluto è stato nel ruolo di Gustave nel “Pomme d’api” di Offenbach al Teatro comunale di Bologna, la mia prima opera è stata “La Traviata” al Teatro lirico sperimentale di Spoleto in cui ho vissuto un’esperienza altamente formativa». Neanche a dirlo, nell’opera di Verdi Milletti, a 24 anni, è stato scelto per interpretare Alfredo, il protagonista innamorato di Violetta e oggetto di quel canto d’amore («Amami, Alfredo») che da solo ricorda tutta La Traviata. «Sì, la formazione al Lirico è stata bella e importante – chiude – e mi rattrista solo pensare che la mia città, Perugia, ha perso una stagione d’opera che non sia legata appunto al Belli o a qualche altro ente esterno. È un peccato pensare che il teatro Morlacchi, un gioiello anche dal punto di vista dell’acustica, ha una buca d’orchestra che viene scoperta solo per un titolo operistico all’anno, quando proprio lì ci furono, per dire, le prime repliche dell’Aida».
Chissà se qualcuno raccoglierà il suo acuto.

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