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Covid, il Governo riscarica tutto sulle Regioni e in Umbria ora rischiano parrucchieri, innocenti negozi e di nuovo bar e ristoranti

POLE POLITIK di MARCO BRUNACCI | Il prossimo dpcm di Conte stabilisce norme in larga parte già in vigore, ma l’Umbria sarà inserita in un cervellotico elenco di rischio – facendo molti test – e sarà chiamata a fare altre chiusure. Riparte così la danza macabra del lockdown, senza vantaggi per i malati

di Marco Brunacci

PERUGIA – Pronti, attenti, via. Arriva un nuovo dpcm. A cosa serve? Meglio non chiederselo. Visto che il problema collettivo vero (al di là dei drammi individuali) è solo uno e uno soltanto, quello della pressione dei malati sul sistema sanitario, che potrebbe collassare, ma nessuno sembra avere intenzione di occuparsene.

La questione di un controllo sugli over 70 è stata archiviata per palese impossibilità di qualunque governo di reggere all’ondata di proteste di una parte molto rilevante del corpo elettorale.
La questione poi dei farmaci e delle terapie utili per porre argini alla pandemia è un altro argomento che non appassiona: con grande fair play si giudica con distacco l’utilizzo degli anticorpi monoclonali sintetici che tanto bene avrebbero fatto al presidente Usa Trump e che hanno tra l’altro ingegno italiano nel motore (da Tor Vergata e a Siena). Mentre una immunologa di fama mondiale come Luigina Romani dell’Università di Perugia prova a dire che sarebbe utile rafforzare le difese immunitarie proprio che più sono a rischio con molecole in commercio, ma anche qui senza grande successo.
L’Europa è innamorata del lockdown. In Argentina è servito a moltiplicare i casi, in Italia ha fatto quasi 40 mila morti.

PRONTI COL DPCM IN FORMAT SETTIMANALE

E allora ecco il dpcm della settimana (diventerà ufficialmente un format settimanale): tutti a casa alle 21 di sera, con coprifuoco tassativo, tanto da rendere un pochino più facile la trasmissione del virus tra giovani e anziani nello stesso appartamento, ammesso che i giovani decidano di rimanere a guardare il Grande Fratello Vip e non a provare a evadere. Niente musei e mostre. Figurarsi le angosce.
E poi trasporti pubblici al 50% della capienza. Qui siamo al ridicolo: già molte regioni, l’Umbria in testa, hanno fissato questo limite. Qualunque studioso serio di contagi dice che non servirà praticamente a nulla (perchè l’effetto aerosol o lo starnuto del passeggero meno presente a se stesso può tranquillamente diffondere il virus in uno spazio comunque limitato e non aerato) ma vuoi mettere la soddisfazione di fare un taglio?
Quindi si conferma lo smart working e si allarga la didattica a distanza per le superiori. Ora: visto che tutti i grafici a disposizione dei più geniali statistici che il Governo sta retribuendo dicono che l’impennata dei contagi è avvenuta con l’apertura della scuola, è giusto concludere che la scuola vada tenuta aperta, in presenza, tranne modeste eccezioni? Una casalinga non esperta di modelli matematici suggerirebbe che la scuola si deve richiudere. Facile no? Un problema, una soluzione. Ma allora a che servono governi pieni di menti laboriose che retribuiscono eserciti di esperti? Non possono mica dar ragione a una qualunque casalinga?
Fin qui il Dpcm nuovo, da mercoledì in pista, secondo le previsioni.

LO SCARICABARILE DA VERGOGNA

Ma il capolavoro, il vero asso nella manica del Governo, è il passaggio successivo. Le misure più pesanti (chiusure di negozi, parrucchieri, bar e ristoranti tutto il giorno, divieti di spostamento rigidi, e speriamo che non costringano a bloccare anche le aziende perché se no qui si arriva al crack) sono delegate alle Regione. Le quali non hanno i soli per i ristori, ma non li ha di fatto neanche più il Governo e comunque è colpa delle Regioni se il virus circola mica del Governo. Risulta che i governatori di sinistra che erano illusi di aver stoppato il Governo nazionale siano insorti. Fatica inutile. Sceneggiate da piccolo palcoscenico di provincia.
Toccherà ai governatori chiudere sul serio negozi e attività e poi chiedere alla gente di non guadagnare un soldo ma di non pretendere di averli indietro dalla mano pubblica perché di soldi sono finiti.
Domanda: di fronte a questo scenario che è dietro l’angolo funzionerà ancora il criterio del “Quel che conta è la (mia) salute”, pensando che la mia sia anche la salute di tutti? Magari sì. O forse no. Vedremo.

LE TRE FASCE “ELASTICHE”

Le tre fasce nelle quali verranno divise le Regioni (a rischio grave di lockdown, in situazione critica e in situazione meno critica) saranno “elastiche”, cioè decise dal Governo sulla base di qualche criterio che definire demenziale non è questione di partito preso ma perché è un esempio cervellotico unico in tutto il mondo nelle terre emerse. E perché non affronta la questione base: la pressione sugli ospedali e sul sistema sanitario.
Ma è demenziale soprattutto perché non funziona da nessuna parte la si guardi: le Regioni che fanno tanti tamponi trovano tanti casi, chi ne fa pochi risulta più virtuoso perché pochi ne trova. Basta stoppare i tamponi per migliorare la classifica. Non solo: chi ha una popolazione più anziana (ma non si può dire che i rischi più alti sono della popolazione anziana e che andrebbero prese delle contromisure se no si finisce come il povero Toti) rischia ovviamente maggiore pressione sugli ospedali. Andrebbero forniti aiuti agli ospedali e non aumentati gli spazi del lockdown. Ovvio per una casalinga, non per esperti così super da essere inseriti in super task force del Governo italiano.

L’UMBRIA A RISCHIO PARRUCCHIERI

Conclusione: l’Umbria, se si salva e non finisce nelle prime 5 regioni da lockdown – ma mica è detto, basta aggiungere un Rt, un indice di ospedalizzazione, un dente di drago, uno che scivola sulle strisce pedonali davanti al Silvestrini – non evita di sicuro – avendo fatto troppi tamponi – il secondo gruppo: quindi la governatrice Tesei deve tener pronta – per ordine del Governo che si vergogna però a farla direttamente.- l’ordinanza con la quale deve chiudere i parrucchieri, gli innocenti negozi di abbigliamento e bigiotteria, i bar e i ristoranti anche di giorno. Inutile obiettare che non servirà a niente, che è meglio stoppare i trasporti pubblici e tutte le scuole, ma si ha la sensazione che la lotta al virus serva più al politicamente corretto e a tenere in piedi Governi più che a salvare vite.
Ma il massimo è questo: la classifica arriverà ragionevolmente giovedì. Il giovedì successivo – ecco la cadenza settimanale – potrebbe cambiare: riapriamo i parrucchieri? i ristoranti, in larghissima parte vittime innocenti del Moloch che è stato creato grazie all’ignoranza e all’incapacità di trovare soluzioni della scienza, verranno invitati a riavviare i fornelli? Che succederà?

LA NOTTE BUIA DEI MOSTRI

Una cosa è già successa: la notte buia della politica genera mostri. Ed è uno spettacolo disgustoso la politica che, cieca di suo, si affida a guide cieche di una scienza in grave ritardo su tutto, che però si perita a fornire soluzioni politiche perché non sa trovarne nelle questioni concrete di sua competenza (che fine ha fatto la terapia del plasma? perché nessuno si occupa di anticorpi? perché nessuno pensa a rafforzarli? perché nessuno pretende di sapere all’onnisciente Oms di sapere cosa sta succedendo in Cina dove dicono non ci siano più casi? e dal Giappone che cosa potrebbe arrivare? le agenzie del farmaco agiscono pensando che ci sia un’emergenza pandemica mostruosa o con i tempi e i modi in cui si può affrontare al massimo un piccolo passeggero disturbo polmonare?).
Post scriptum. Un dubbio: ma perché la governatrice Tesei non pensa seriamente di rifiutarsi di firmare ordinanze che hanno solo un senso punitivo per i cittadini e nessuno sollievo per la salute pubblica e non pretende che lo faccia il Governo?

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