Il turismo umbro? Bene, benissimo ma va cambiato: si può passare dai 6 milioni di visitatori a 10 milioni. E crescere felici

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Una simulazione sui flussi turistici dell’Aur (Agenzia di ricerche regionale) parla chiaro: l’Umbria può avere un grande futuro puntando sulle sue caratteristiche, ma con un cambio di passo. E ricordando l’aeroporto che porta soldi, non li fa spendere

di Marco Brunacci

PERUGIA – Il turismo dell’Umbria va, nel 2021 sono aumentati i pernottamenti, i 6 milioni di turisti raggiunti dalla regione, come media, sono un livello da urlo se si pensa anche ai danni fatti «da un compagno di viaggio come il Covid», ma l’upgrade può arrivare a 10 milioni.

Questi sono dati e considerazioni dell’Aur, l’Agenzia regionale delle ricerche, e tutto si può dire meno che la simulazione sui flussi che ne esce non sia frutto di accurato approfondimento.
La palla di vetro non ce l’ha nessun ricercatore ma gli elementi per l’ottimismo ci sono tutti e sono oggettivi. Si tratta semmai di mettere in rampa di lancio politiche ancora più aggressive (oltre agli spot molto riusciti che hanno fatto il giro d’Italia in attesa di fare almeno quello d’Europa, rinviando il mondo a quando il Covid sarà definitivamente debellato).
Quel che c’è di bello in Umbria non bisogna leggerlo su una ricerca dell’Aur ma val la pena perdere un minuto sulla riflessione fatta in merito al grande futuro che potrebbe avere il turismo umbro. Il quale si incrocia come non mai  con i must del momento: patrimonio culturale insieme a sogno green, pace, serenità, spiritualità, lifestyle ed enogastronomia di eccellenza.
Se il futuro potrebbe essere roseo, sul presente si deve ragionare – lo facciano soprattutto tutti coloro che hanno un ruolo. 
Segnala l’Aur che la Toscana deve il 13% del suo Pil al comparto. E certo – facile obiezione – il brand Tuscuny è un successo da anni. Bene: l’Umbria può e deve fare il salto. Non è possibile in qualche settimana? Ovvio, basta avviare il lavoro e pestare nel mortaio. Senza sosta.
Perchè se il 13% è un gran risultato, il 6% dell’Umbria va considerato al di sotto delle possibilità. Forse parecchio al di sotto. Visto che – segnala sempre l’Aur – anche la capacità ricettiva della regione è notevole. E se qualcuno si mettesse anche a innovarla come si deve, sarebbe al top. 
Non perdete le note finali della simulazione Aur:
1.la spesa media dei turisti in Umbria non è molto alta. Una proposta più chic potrà attrarre un turismo meglio disposto a spendere. Ma per questo serve high quality, anche nelle strutture. E qualcosa si sta muovendo. 
Uno dei target da raggiungere dovrebbe essere – dice l’Aur – quello dei turisti giapponesi. Pensateci: qui se ne vedono pochi, pochissimi. Finito il Covid, pronti a bussare a tutte le porte di Tokyo, Osaka e dintorni.
2.si devono poi costruire reti. Ecco il suggerimento per esteso: “Pensare a una qualche forma di accordo stabile tra gli organizzatori dei grandi eventi umbri e il settore ricettivo per far sì – ad esempio – che  i turisti che pernottano almeno 4 notti vengano omaggiati di biglietti gratuiti per i grandi eventi”. 
Sì, va bene, signori Aur, magari però qualcuno si occupi di non far proliferare i piccoli e i piccolissimi eventi (spesso a spese degli enti pubblici) ma piuttosto di inventarsene qualche altro di quelli grandi, che sono pochi e da secoli gli stessi.
Ps. Un post scriptum di rilievo merita l’aeroporto San Francesco. Nella proposta turistica la vocazione di incoming del San Francesco è fondamentale. E visto che di scettici ce ne sono ancora troppi, pronti con una bella riflessione per chi non ha capito che l’aeroporto è un investimento economico.
Ecco qui: se gli obiettivi dei 300mila passeggeri (già dal 2022) e dei 500mila (tra il 2023 e il 2024) si raggiungeranno – e tutto fa pensare di sì, vista la determinazione dell’Ente pubblico e il generale Panato scatenato sulle nuove rotte – la Regione potrà avere un aumento delle entrate fiscali aggiuntive di 2 milioni su 300 mila passeggeri (essendo stimato che ogni 100mila passeggeri ci sono 50 milioni di Pil in più) e di 3.5 milioni su 500mila. Praticamente sarebbe in grado di recuperare l’investimento con questa sola voce di bilancio.

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