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È tornato Grifo-Robot

GRIFOLANDIA di FRANCESCO BIRCOLOTTI | Il Perugia, nel segno di Alvini, suggella il cambio di passo travolgendo il Frosinone. E adesso gli scenari possono cambiare

di Francesco Bircolotti

PERUGIA – E adesso “volano farfalle”. Non quelle del giovane cantante Sangiovanni prodotto da “Amici” che le ha lanciate sul palco di Sanremo, ma quelle che ogni tifoso del Perugia da ieri pomeriggio sente nello stomaco pensando a ciò che il torneo cadetto d’ora in avanti potrebbe riservare ai colori biancorossi.

Perché se il successo di Ascoli tutto sommato è stato nella norma (pur per nulla scontato), vista l’abitudine corsara dell’undici ingrifato, la cartina di tornasole per confermare il cambio di passo dopo il mercato riparatore passava inevitabilmente dalle mura amiche, dove si è sempre “faticato” e talvolta masticato amaro, e al cospetto di una delle “tritatutto” del campionato. Ebbene, i ruoli si sono invertiti e son venuti fuori tre “cappelletti” che nemmeno le nonne perugine avrebbero saputo meglio produrre a ridosso di Natale. Così gli scenari possono cambiare sulla base di nuove certezze. Quelle del campo: da una parte il “Grosso” errore di sottovalutare una squadra più viva che mai, dall’altra l’immenso merito di un tecnico e dei suoi ragazzi che hanno martellato dal primo all’ultimo minuto un avversario a cui è stato concesso praticamente nulla. Una performance non casuale, quella di sabato; che chiaramente viene da lontano, frutto di un lavoro certosino di un signore di nome Massimiliano Alvini che pensa alla sua squadra (in senso lato) h 24, come si dice oggi, e di un gruppo di ragazzi che tanto si diverte a giocare (e vincere) quanto ha saputo stringere un patto d’acciaio nel nome della tigna e al tempo stesso della semplicità. Un po’ quegli ingredienti, senza trascurare qualità tecniche ed agonistiche e fatte le debite proporzioni non foss’altro che per gli obiettivi prefissati all’inizio, che portarono all’apoteosi della prima promozione del Grifo in serie A nel ‘74/’75. Bene però fa l’allenatore di Fucecchio, prossimo giustamente ad essere considerato un nuovo guru della panchina, a innaffiare l’entusiasmo dopo il rotondo 3-0 ai ciociari. “Alvin superstar”, che ha anche il potere di trascinare manciate di tifosi personali dalla vicina Toscana già tutti orgogliosi di portare al collo la sciarpa del Grifo, non spegne l’incendio con il Sassicaia di mister Galeone, né con il più nostrano Montefalco dell’era Cosmi: può bastare un buon Chianti, abbastanza giovane ma dal sapore deciso e soprattutto signorile, di quelli che si fanno gustare solo per le proprie qualità intrinseche e non per tutto il corollario a prescindere se il dirimpettaio è un poco obiettivo Sottil o un campione del mondo che conosce bene cosa Perugia può dare. E soprattutto a prescindere da quei detrattori tra le fila amiche (una manciata di tifosi e qualche voce della critica) che ormai è difficile trovarne. Il “Grifo-Robot” che è si è palesato in tutta la sua forza finalmente in casa, dopo una partita che, come tutti hanno sottolineato, erano anni che non si vedeva, per ora resti ai box però. O per lo meno viva alla giornata. Troppe le 7 partite in meno di un mese (si gioca di martedì fuori casa e il sabato dentro) per fare voli pindarici. Così meglio un passo alla volta: certamente, senza tralasciare l’entusiasmo che un successo roboante firmato dalla premiata ditta De Luca-Olivieri (ma dovremmo scrivere anche i nomi di tutti gli altri grifoni) ha saputo generare; ma anche con la convinzione che serve continuità e che il cammino non è per nulla facile. Questo gruppo, che comunque può anche vantare una condizione atletica non indifferente, è conscio dei propri mezzi ma dovrà anche lavorare sulle potenziali distrazioni mentali. Perché se la salvezza è praticamente in tasca, sarebbe davvero un peccato non approfittare di quel crescendo che può condurre molto lontano. Calma e gesso, insomma. In fondo siamo solo all’inizio della “vita nova” del Grifo. Che, fatti gli opportuni distinguo rispetto alla tradizione letteraria dantesca, vede curiosamente protagonista un altro “maledetto” (in senso buono) toscano. Destinato a far parlare molto di sé.

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