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Un ko interno che brucia, ma questo Grifo non si Abbatt…e

GRIFOLANDIA di FRANCESCO BIRCOLOTTI | Il Perugia annienta il Benevento, che però vince anche grazie a decisioni discutibili di un arbitro “sui generis”

di Francesco Bircolotti

PERUGIA – Prima o poi doveva succedere. Cioè che la serie positiva si interrompesse, soprattutto per la legge dei grandi numeri. Ma il Perugia e i suoi tifosi non si sarebbero mai immaginati che lo stop, brusco e doloroso, sarebbe arrivato alla fine di una partita dominata nei confronti di un avversario che nonostante l’organico altisonante e milionario è sembrato ben poca cosa e… altrettanto dominata dalle interpretazioni molto spesso sbagliate del signor Abbattista, giacchetta barese della sezione di Molfetta a cui l’impietoso motore di ricerca Google restituisce lunghe serie di errori – negli anni – sui campi della cadetteria.

Così, il lanciato (o predestinato?) Benevento si è preso i tre punti senza meritarli e al vecchio Grifo, indomito e a tratti commovente, in mano è rimasto tutto ciò che fa tantissimo ma non classifica. Perché se mister Alvini, molto signorilmente, ha puntato a smorzare le polemiche (conscio che nel calcio episodi e giornate storte arbitrali possono sempre capitare), nei tifosi questo ko che brucia ha avuto quanto meno il merito di suggellare la consapevolezza che quella biancorossa è una grandissima squadra, che può dare fastidio a tutti (magari anche al sistema) e che soprattutto può arrivare lontano. Non solo o non tanto per la fine di questo campionato – e a dirlo saranno le ultime 12 giornate – quanto per l’idea che possano essere state gettate le basi per un ciclo vincente, a prescindere dalle tempistiche. Insomma, un Perugia che non si “Abbatt…e”: né per “colpa” degli altri e di un sistema ridicolo – leggasi VAR – totalmente condizionante gli esiti delle gare; né per potenziali (auto)contraccolpi psicologici, visto che lamentarsi qui non è di casa. Un Perugia che, piuttosto, continua a entusiasmare dal punto di vista dell’abnegazione e del tipo di gioco e a crescere senza timori reverenziali. Anzi, i costanti banchi di prova che un dispettoso calendario gli ha messo di fronte, proponendo in sequenza in questa fase centrale del girone di ritorno tutte le migliori del campionato, rappresentano stimoli incredibili per un gruppo che pende dalle labbra del suo condottiero e, in campo, si muove come le migliori strategie insegnano. E’ chiaro che si possa e si debba migliorare: proprio i pur ottimi numeri della sfida col Benevento (20 tiri, 15 calci d’angolo, 58% di possesso palla e 76% di precisione nei passaggi) evidenziano che ancora non si è del tutto risolta la problematica in fase realizzativa. Una mole di gioco tale, con avversari titolati in pratica annichiliti, va assolutamente finalizzata. Perché se la tambureggiante foga agonistica è un ottimo viatico, è con la concretezza che si ottengono i punti. Alvini e i suoi lo sanno, ovvio; e difatti non si appellano né ai torti subiti, né alla sfortuna. Invece, continuano a lavorare a testa bassa, anche perché martedì sarà (già) di nuovo campionato e la sfida è da far tremare i polsi: anche il Brescia è lassù, destinato a giocarsi la serie A. Gli uomini di Inzaghi, più aquile che rondinelle, già battuti all’andata, non è detta assolutamente però che sappiano volare più in alto dei Grifoni. Insomma, il bello deve ancora venire.

findazione carit

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