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A teatro con Lodo Guenzi: «Musica e cultura, l’Umbria è una terra viva»

L’INTERVISTA DI UMBRIA 7 – In scena con il suo (primo) monologo montato con l’amico Nicola Borghesi, ma anche il ricordo dei primi concerti sul lago Trasimeno e l’amicizia con i Fask

foto di Manuela Giusto
Francesca Cecchini

Tre date in Umbria per “Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio” che vedrà protagonista Lodo Guenzi tra Trevi, Spello e Panicale, dove inaugurerà la nuova stagione.

In scena la performance che ha visto il suo debutto nel luglio del 2021 e che nasce da un’idea di Pierfrancesco Pisani che la propone a Guenzi: «Mi ha chiesto – racconta Lodo a Umbria 7 – perché non facciamo questa cosa? E gli ho risposto: no, non voglio stare in scena da solo. Poi, a un certo punto, mi ha convinto e ho trovato la maniera per non stare da solo sul palco, cioè scrivere lo spettacolo e montarlo con il mio amico di sempre Nicola Borghesi». Borghesi che è sempre presente nella vita di Guenzi: «non solo era con me a montare lo spettacolo. Era con me alle scuole medie. Era con me in Accademia. Era con me a Sanremo ed era con me autore a X-Factor. Quindi, tutta la parabola che viene raccontata è la parabola in cui Nicola è presente e l’idea era scrivere una cosa pseudo-biografica, mettendo al centro della storia una persona che non sono io».
Non è la sua storia?
«È la mia storia al servizio di un’altra storia che emerge alla fine, molto più forte della mia».

GUENZI piano
foto di Manuela Giusto

Viene spesso in Umbria, ci ricordiamo di lei su diversi palchi con la sua band Lo Stato Sociale, poco dopo il 2010. Allora si occupava prettamente di musica…
«In realtà è andata un po’ diversamente. Mi sono ritrovato a iniziare come attore» poi, a un certo punto, l’immagine di un teatro che non riesce a decollare, «Non funzionava mai niente e vedevo i miei amici e coetanei che suonavano. La gente andava ad ascoltarli, vedevo quanto sembrasse importante per le persone quello che raccontavano con la loro musica. Così ho provato ed è andata abbastanza bene». Il successo arriva per la band e nel momento in cui, dopo qualche anno: «avevo il tempo, oltre che lo spazio, per ricominciare a fare teatro e ho ripreso a fare teatro. Questa però è la prima volta per me con un monologo».
Porta la musica con lei sul palco?
Ride: «È più una musica più concepita come un regalo e una forma di risarcimento per chi ha frainteso ed è venuto per ascoltare un concerto». Battute a parte: «Nessuno è mai uscito sbattendo la porta e nessuno è andato via lamentandosi. Diciamo in realtà che in questa parte del tour ho iniziato alla fine a fare una o due canzoni sul palco perché vedo delle persone che tornano a vedere lo spettacolo». Alcuni spettatori infatti apprezzano tanto il monologo da seguirne anche le repliche quando si ripresentano perciò, di volta in volta: «Provo a dare qualcosa in più per coloro che tornano».
L’accoglienza dell’Umbria?
«Mi trovo sempre molto bene in Umbria e ho ricordi fin dai tempi del Reggae rock club a Tuoro sul Trasimeno. L’Umbria è un posto in cui si suona. Si passa dall’Umbria, è una terra viva sotto il punto di vista musicale e culturale. Poi ci sono i Fast Animals and Slow Kids che sono dei cari amici e per me è sempre occasione per andare a trovarli. Inoltre in Umbria si mangia bene ed è una regione in cui il tempo si impiega sempre volentieri».

GUENZI fondale
foto di Manuela Giusto
LO SPETTACOLO

Partendo da nessuna idea precisa né un piano, i due hanno lavorato sull’autobiografia di una persona abbastanza famosa, Lodo appunto, il che la rende da una parte potenziale oggetto di interesse per un numero maggiore di persone, dall’altra aumenta la diffidenza per il genere, dall’altra ancora permette di vedere dall’interno posti, come Sanremo o X-Factor, che di solito si vedono nella loro versione confezionata per il pubblico. Dall’unione di questi tre dubbi nasce “Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio”.
Il percorso di una persona attraverso la fama, parola quanto mai controversa, può diventare una parabola nella quale più persone possono riconoscersi: la vita delle persone, generalmente, consiste nel sopravvivere lasciandosi dietro macerie. Tutto questo è terribile, ma fa anche ridere. La parte che fa ridere è quella non ancora del tutto compromessa con un sistema tarato per appiattire tutto, per rendere tutto omogeneo e inoffensivo. Mentre il successo, che da fuori sembra spensierato e piacevole, da dentro è terribile come tutto il resto, anche se in modo diverso.
E poi, infine, c’è il teatro. Quello spazio e quel tempo in cui tutto quello che generalmente nel mondo dello spettacolo deve essere compresso e semplificato, può trovare spazio. Quel luogo in cui non si va solo avanti, ma si sta anche volentieri fermi o addirittura, si torna indietro a cercare qualcosa di prezioso che abbiamo smarrito. Quella cosa per cui, alla fine, di vivere, ne vale la pena.

LE DATE

Venerdì 25 marzo alle 21.15 al teatro Clitunno di Trevi e sabato 26 marzo alle 21.15 al teatro Subasio di Spello. Prenotazioni: Fontemaggiore 075 5286651 – 075 528955 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13) o 0742 381768 (solo i giorni di spettacolo dalle 18)
Domenica 27 marzo alle 18 al teatro Cesare Caporali di Panicale. Prenotazioni: botteghino telefonico regionale TSU 075 57542222, tutti i giorni feriali dalle 16 alle 20

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