di Egle Priolo
PERUGIA – «In una settimana, abbiamo avuto le dimissioni di un direttore presentato come caposquadra, Reboani che doveva gestire i fondi del Pnrr e la nuova programmazione per i fondi europei. Entrambe ora non saranno possibili. Nella stessa settimana ci sono state le dimissioni del direttore generale della Asl Umbria 1, Gentili, e il consiglio comunale di Terni ha sfiduciato il dg Chiarelli. Registriamo ancora l’assenza del dg dell’Azienda ospedaliera di Perugia e a oggi non è stata firmata la convenzione con l’Università di Perugia, annunciata in pompa magna due anni fa».
Una situazione in sanità dalle «sfaccettature preoccupanti» quella disegnata dal segretario regionale del Pd Tommaso Bori insieme al capogruppo regionale Simona Meloni. Bori cita anche l’intervento del ministro Giovannini che nei giorni scorsi ha detto che in Umbria c’è da stimolare l’economia. «Lo registriamo come una bocciatura – ha detto Bori -. Questo danneggia gli umbri perché le mancanze di opportunità sono un danno a tutta la società». «Registriamo poi un valzer di nomine che non serve a offrire competenze ma a sanare gli appetiti del centrodestra – insiste il Pd -. Lavorare in questo modo non è possibile, si spostano dirigenti e direttori generali pur di accontentare e sanare le conflittualità interne al centrodestra».
E ancora: «Il piano sanitario regionale annunciato, e che per noi ha diverse criticità a partire dalla mancanza di assunzio, prima è stato bloccato, poi bocciato dall’Università per la prima volta nella storia e ora è scomparso, mai arrivato in commissione. Senza contare i dati preoccupanti che ci arrivano: dal 1978 in Umbria non c’è mai stato un buco di bilancio e mai il rischio di un piano di rientro. Ora si parla di un buco quantificato a spanne tra i 40 e gli 80 milioni, che può comportare un piano di rientro, che blocca le assunzioni e mette la tassazione al massimo, per un sistema sanitario regionale già sotto stress». «Quali sono le richieste del Pd? Chiarezza sui conti prima di tutto: abbiamo presentato un atto che chiede chiarezza e da anni è senza alcuna risposta). Registriamo solo opacità (come a Montefalco…) che non accettiamo, oltre a mandare in crisi un piano sanitario e i rapporti con l’Università. Poi, dove sono finite le 1550 assunzioni annunciate da Tesei in aula? Ormai qui la sanità pubblica è inaccessibile a favore della sanità privata, noi invece vogliamo chiarezza su liste di attesa e sulle prestazioni inaccessibili o sospese».

Il Pd, insomma, disegna un «quadro che diventa insostenibile dal punto di vista sociale. Un valzer di nomine a uso e consumo dei partiti e non delle competenze. Un buco milionario. Assunzioni zero e liste di attesa: noi porteremo in consiglio la richiesta di dimissioni di un assessore interessato a tutto tranne che a far funzionare la sanità pubblica in regione». Bori non lo nomina mai ma è chiaro come il destinatario sia Luca Coletto, assessore regionale alla Salute.
Ancora più politico e stringente l’intervento del capogruppo Simona Meloni che ha ricordato anni di «opposizione non strumentale, eppure ci hanno sempre detto che il nostro contributo non fosse ben accetto. Come gruppo non so quanti atti abbiamo presentato. Riceviamo numerose sollecitazioni dai cittadini, ci sono bravi professionisti che lavorano sopra le forze, mentre le altre Regioni hanno fatto concorsi e i nostri professionisti sono emigrati. I soldi del Pnrr e i fondi europei che sono necessari per molti comparti, ma sono oscuri perché non ci sono dei piani. Dove non c’è condivisione, con la minoranza, con le parti sociali, con l’Università… Siamo in forte preoccupazione perché c’è il rischio che la Regione debba mettere mano a leva fiscale. Un rischio molto grave per le tasche di cittadini e imprese, a partire da quello agricolo. Stiamo rischiando di subire aumenti di Irpef e Irap, questo significa danneggiare i cittadini colpiti già da eventi globali. Siamo sempre stati minoranza collaborativa, mai strumentale, che non si presta a giochi politici, ma la politica deve anticipare i problemi altrimenti diventa essa stessa un problema. Basta andare avanti a slogan, ma entrare nel cuore dei problemi».
L’ultima stoccata dal Pd arriva all’assessore Michele Fioroni, a fronte di un quadro di economia e lavoro definito disastroso. «La crisi del mondo del lavoro è completamente abbandonata, come le vertenze: se ne occupano solo i territori», striglia Meloni. Qui Bori i nomi li fa e insiste: «Se il quadro è quello che ipotizziamo, chiederemo le dimissioni non di uno ma di due assessori».
Sottolineando in chiusura con malcelato sarcasmo «il grande successo della lega: buco di bilancio e tasse in aumento».

LA NOTA DEL PD
LA REGIONE UMBRIA SEMPRE PIÙ VICINA AL BARATRO FINANZIARIO E ORGANIZZATIVO. SU SANITÀ, PROGRAMAZIONE E LAVORO SERVONO CHIAREZZA E DISCONTINUITÀ.
“Chiediamo alla presidente Donatella Tesei di fare chiarezza sulle ragioni che stanno portando l’Umbria verso una crisi finanziaria e organizzativa senza precedenti, che può comportare un ulteriore smantellamento della sanità pubblica, all’aumento dell’imposizione fiscale a danno dei cittadini e alla paralisi della macchina regionale”. E’ quanto ha dichiarato il segretario del Pd, Tommaso Bori, nel corso della conferenza stampa che si è svolta oggi a palazzo Cesaroni, alla presenza della capogruppo Pd in Regione, Simona Meloni.
“In meno di una settimana si è squarciato definitivamente il velo – ha spiegato il segretario dem – abbiamo preso atto che la Regione rischia di essere obbligata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a predisporre un piano di rientro per sanare un buco nel bilancio della sanità, che va 40 a 80 milioni di euro. Negli stessi giorni sono state rese ufficiali le dimissioni del direttore della Asl Umbria 1 Gilberto Gentili, quelle del direttore strategico della programmazione regionale Paolo Reboani (a soli quattro mesi dalla nomina) e il direttore dell’Azienda Ospedaliera di Terni, Pasquale Chierelli, è arrivato ad essere sfiduciato perfino dall’amministrazione comunale ternana guidata dalla Lega. Se non bastasse – aggiunge Bori – non c’è ancora nessuna traccia del nuovo Piano sanitario, che non è stato presentato ancora neppure in Commissione, prosegue da mesi un penoso balletto sulle nomine dei direttori sanitari, e, a due anni dal primo annuncio, manca ancora all’appello la convezione con l’Università degli Studi di Perugia”. “Dal 1978 ad oggi non è mai accaduto niente del genere – sottolinea Bori – nonostante tutto la sanità umbra ha sempre avuto i conti in ordine riuscendo ad assicurare un buon grado di efficienza e di qualità, dei servizi e delle prestazioni. Oggi dobbiamo prendere atto del contrario, ovvero, che i cittadini, a fronte di maggiori costi stanno avendo sempre meno servizi e cure”.
“Siamo molto preoccupati per le conseguenze che questa situazione potrebbe comportare sia per le tasche dei cittadini che per la qualità dell’assistenza sanitaria pubblica” ha dichiarato la capogruppo Meloni. “Essere chiamati al congelamento delle assunzioni per almeno un biennio, in virtù di un piano di rientro, significherebbe smantellare definitivamente la sanità pubblica. L’ulteriore stallo sul fronte della programmazione delle risorse eurpoee e sui progetti legati al Pnrr, rischia di pregiudicare anche la nostra capacità di riagganciare la ripresa e di sostenere l’economia e il lavoro, come ci ha ricordato di recente anche il Ministro Giovannini dal palco del festival del Giornalismo”.
“Se questo scenario dovesse essere confermato – concludono Bori e Meloni – ci attendiamo che la presidente Tesei ne tragga le dovute conseguenze, dando seguito ad una nuova fase dell’azione di governo, in netta discontinuità con il passato, così da rimediare, ove possibile, agli errori commessi, provando a rimettere l’Umbria sulla giusta carreggiata e non su un binario morto come è successo nel caso del buco del Comune di Montefalco ”.


