DI AURORA PROVANTINI
NARNI (Terni) – E’ stata una campagna elettorale con molti incontri, abbracci e strette di mano. Quella più convincente? Si capirà lunedì pomeriggio, quale è stata. Le previsioni sull’affluenza al voto sono alte.
Ma la sfida per la poltrona di primo cittadino di Narni, d’altronde, è a quattro. E dunque non si esclude la possibilità di andare al ballottaggio nonostante tra i candidati sindaco ci sia il delfino di Francesco De Rebotti, Lorenzo Lucarelli, e considerato lo scatto d’orgoglio del Pd (stavolta alleato del Movimento Cinquestelle) per non perdere la sua roccaforte. Con 171 cittadini scesi in campo, di cui solo 16 entreranno a far parte del consiglio comunale, non si è assistito a nessuno scontro aspro. Nessun attacco duro. Diciamo che la campagna elettorale si è chiusa all’insegna dello stile. 171 è un bel numero, ed è segno di una grande partecipazione alla vita politica da parte dei cittadini. Se Lorenzo Lucarelli, sostenuto da Pd, M5S, Psi, Unità per Narni Lista Civica Ecologista e lista civica Lucarelli sindaco, invita i suoi elettori «a valutare con serenità gli impegni presi con il programma elettorale e a ricordare il lavoro svolto nella precedente amministrazione», Maurizio Bufi, con Azione (il partito di Calenda) alle spalle e una storia di impegno repubblicano, invoca la discontinuità: «Dopo settant’anni di governo a sinistra, serve una pausa nella gestione del potere, a cominciare dall’elezione del primo cittadino».
«Ho accettato questa candidatura – ricorda Bufi – quasi gettando il cuore oltre l’ostacolo, perché a Narni non si sono formati gli anticorpi dell’alternanza». Perciò, in nome di una discontinuità che non pesca certo a destra, si spende personalmente. E’ stato l’ultimo a scendere in campo, Bufi. Una sorpresa. Perché in un primo momento si pensava che la sfida fosse a due: Lorenzo Lucarelli contro la candidata del centro destra Cecilia Cari con le sue quattro liste di appoggio (Forza Italia, Lista Salvini per Narni, Fratelli d’Italia e Lista Rinascimento). Una donna. Che, se eletta, sarebbe il primo sindaco donna di Narni. Anche lei invoca il cambiamento. Ma partendo dal valore di genere e assicurando che già l’approccio alla politica sarà diverso e che la distanza tra palazzo dei Priori e cittadini sarà ridotto, con lei. E poi, sempre a sinistra, c’è Roberto Pei, sostenuto da Rifondazione Comunista: «Sono prima un narnese poi un candidato, una persona che si è dedicata all’associazionismo e alla promozione delle tradizioni e della sua città, Narni». Agli elettori, suoi concittadini, ha promesso onestà, trasparenza e sviluppo del territorio. E’ stata una sfida leale. Giocata tirando anche qualche asso, come la visita di Giuseppe Conte prima e di Andrea Orlando poi, a supportare la candidatura di Lorenzo Lucarelli, come a dire agli elettori: “Date continuità al buongoverno.” Contrariamente a quanto hanno fatto Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi, giunti a Narni per dare il loro appoggio alla candidata Cecilia Cari nella speranza di portare via quella roccaforte al centro sinistra, specificando: «E’ lei il vero cambiamento». A parte il breve periodo del commissariamento degli anni Sessanta, dovuto alla separazione tra Pci e Psi, Narni è davvero sempre stato governato dal centro sinistra. «Ma bene» – commenta Lucarelli, che come ultimo invito al voto, chiede ai narnesi di non dimenticare che lui vene da lì. «Invece per me si poteva fare molto meglio», replica Cecilia Cari.



