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Sostenibile è bello, la Regione gioca la carta della responsabilità sociale. La risposta? Molto positiva. Ma ora tocca alle imprese far decollare il progetto

SPOTLIGHT di MARCO BRUNACCI | Il piano è stato accolto da un pubblico (imprenditori e protagonisti della scena economica e politica ai vari livelli) da record alla Sala dei Notari. L’Umbria ideale per diventare il laboratorio del nuovo modello. Tesei spinge e mette a disposizioni le società partecipate regionali

di Marco Brunacci

PERUGIA – Ci sono appuntamenti destinati a lasciare un segno. Riuscire a riempire la Sala dei Notari, a Perugia, di protagonisti dell’economia e della politica non è stata una cosa da poco, ma non è l’aspetto dell’evento di successo ad essere rilevante. È stata la proposta che è destinata a lasciare ad avere un seguito. Come e quanto rilevante si capirà nel prossimo futuro.

L’incontro (fortemente voluto dalla presidente Tesei, anche perché tassello fondamentale nella sua strategia di governo, – «Vogliamo essere giudicati dalle cose che facciamo» – più volte espressa, con una componente di fede mica di poco conto) sull’economia della sostenibilità non è stato davvero di routine,
Per una serie di motivi.
1.Tesei ci crede molto, ha messo a disposizione le società partecipate regionali, a partire da Gepafin e Sviluppumbria – il cui matrimonio è stato appena annunciato – fino all’Ater, per sostenere le imprese nel loro passaggio al sostenibile.
2.l’economia sostenibile, nel linguaggio scelto da Tesei, diventa economia della responsabilità sociale. Questo è il Paese dove le rivoluzioni si fanno cambiando le parole. Qui non è così, la sottolineatura è fondamentale: responsabilità sociale non è solo andare verso una produzione sostenibilmente rispettosa dell’ambiente e dell’equilibrio della natura, ma anche del contesto. Per dirla nella lingua dei massimi sistemi: si fa una scelta liberale, dove il pubblico tende a ritrarsi in un ambito meno decisivo, lasciando alle imprese il compito di produrre ricchezza e lavoro per tutti. Con il pubblico che diventa un partner sensibile e partecipe. Ma pur sempre un partner.
3.la grande partecipazione di imprenditori all’evento della sala dei Notari, dimostra come ci sia attenzione alla novità nella piccola Umbria, non sempre all’avanguardia (anzi, quasi mai) nelle scelte futuribili. E per una volta la partecipazione non era solo motivata dai nuovi finanziamenti pubblici a disposizione. I protagonisti sul palco e quelli che ascoltavano erano nella stessa “bolla”, consapevoli della sfida, ma anche delle straordinarie opportunità che ci sono in questo nuovo ambito.
4.ma – last but non least – ecco quello che qui c’è in più: l’Umbria ha una tradizione, una cultura, un ambiente, un tessuto di una trama irripetibile fatta di colline e di sapienza antica, un background di “saper fare” nel lavoro e nell’artigianato, un modo di produrre da sempre rispettoso dei tempi e dei modi segnati dal vivere nei borghi, che è lo scenario ideale per realizzare un modello futuro. C’è da chiedersi davvero: se non qui, dove? Se non si riesce a vincere in Umbria la sfida dell’economia di responsabilità sociale, green e a misura d’uomo, dove può succedere? Ancora: se non si fa qui dove ci sono tutte le condizioni (mancano le infrastrutture basiche ma stanno arrivando) dove è possibile farlo subito e in grado di funzionare come modello per gli altri?
Dal summit dei Notari – un sicuro successo come evento, un peccato che sia stato snobbato dell’opposizione – Tesei stavolta è riuscita a spiegare bene quanta importanza riservava a questa svolta. Il nodo resta sempre lo stesso: chi verrà dietro? chi, tra imprese, soggetti economici, protagonisti a tutti i livelli, si porrà nelle condizioni di accettare la sfida? Quanti preferiranno restare al coperto e quanti accetteranno di uscire in mare aperto? Per dirla di nuovo con la lingua dei massimi sistemi, il dirigismo (pur temperato e moderato) ha dei vantaggi che il liberismo (pur temperato e moderato) non ha. Conclusione: sarà il grado di entusiasmo delle imprese a determinare il successo o meno della strategia della Regione.

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