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Terni, le scritte sui murales proprio no

Chiara Ronchini ringrazia «per aver rovinato una cosa bella con una scritta fuori luogo». E i residenti ne fanno anche una questione di sicurezza: «Mancano i controlli»

TERNI – «Grazie per aver avuto l’accortezza di non andare a scrivere direttamente nell’opera, grazie anche di aver usato il colore arancione che si intona al lavoro, ma soprattutto grazie per aver rovinato una cosa bella, della nostra città, con una affermazione fuori luogo».

Chiara Ronchini, responsabile del museo Caos di Terni, titolare della galleria d’arte contemporanea Crac e direttore artistico del festival internazionale GemellArte, è fuori di sé: «Mai nessuno si era permesso di rovinare uno dei murales che ho contribuito a realizzare». Neanche quello in piazza della Pace è stato mai toccato. Chiara Ronchini non si aspettava certo che si partisse dal centro, dal murale “Ornato disegnato 05100” dello street artist Uno, che si trova in via De Filis di fronte alla chiesa di San Lorenzo e a pochi passi dal teatro Verdi. Anche se, il più centrale di tutti è l’affresco “Révolution” di Sto, inaugurato a novembre 2021. Ma il “segno” è stato lasciato sotto l’opera di Uno: «Il 41 bis è tortura» (qui, un altro sfregio simile). Una scritta arancione che adesso accompagna il quadro come fosse una didascalia. Non entra nel merito del contenuto del messaggio, Chiara Ronchini ne fa una questione di decoro. Mentre i residenti di sicurezza: «Possibile che nessuno si accorga mai di niente?». Spostando il dibattito sulla necessità di effettuare controlli e sanzionare chi sporca i muri, chi lascia sacchi di immondizia nei vicoletti, chi offende l’arte, chi parcheggia l’auto davanti ai portoni. Perché anche se l’azione rilevata domenica mattina è più grave – ribadiscono i cittadini – il problema resta lo stesso: «Nessuno controlla». «Si lascia sempre correre. E intanto in centro non si vive tranquilli».

Se solo quella scritta fosse comparsa più giù, dove i commercianti si sono dotati di telecamere di videosorveglianza, sarebbe stato semplice, anche a danno avvenuto, individuare il colpevole. Ma i residenti temono che lo “sfregio” di sabato notte (presumibilmente) non verrà mai punito. Era stato “donato” alla città poco dopo la pandemia. «Sul muro un drappo, un arazzo che ricorda l’epoca storica dell’arco di San Lorenzo in cui si trova il murale» – spiegava l’artista mentre lo realizzava. «Un elemento estetico inserito in uno scorcio particolarmente bello nel centro storico di Terni. Al fianco degli elementi caratteristici della città e dell’area geografica di riferimento: l’arco e le due torri, le insegne del libero comune di Terni, il fiume Nera, le cascate delle Marmore e l’acciaio». Un arazzo medievale in chiave moderna che ormai è stato “sporcato” (anche se la scritta non attraversa l’opera). Davanti al quale le persone si fermavano a respirare colore. Intorno, ce ne sono altri, firmati da artisti francesi come Sto. Sto è l’autore di “Revolution” in largo Elia Rossi Passavanti, che rappresenta due figure emblematiche della mitologia romana: Minerva e Diana.

«La rigenerazione di questa città, avviata con l’arte di strada, ha reso più belle molte zone degradate – dichiara Anna P. – perciò vanno contrastate le azioni che annullano gli interventi di valorizzazione portati a termine».

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