“L’Umbria che spacca”, un raggio di sole rock nel tempo incerto di Terni

Il rischio pioggia non ha fermato l’energia e il carisma dei The Zen Circus, che hanno regalato al pubblico dell’anfiteatro romano un concerto splendido e travolgente

di Luca Ceccotti

TERNI – Dopo nove anni, l’Umbria che spacca lascia i confini perugini noti per sbarcare nella conca ternana, incontrando ovviamente il maltempo. In un’estate torrida e insostenibile a causa di temperature elevate e continui rischi siccità, al Baravai dell’anfiteatro romano di Terni due delle serate più importanti in programma nel calendario 2022 sono state minacciate dalla pioggia: la prima con Cosmo, la seconda quella di ieri.

La paura è stata tanta, per l’organizzazione dell’Umbria che spacca guidata da Aimone Romizi, presidente dell’associazione Roghers Staff e frontman dei Fast Animal and Slow Kids. Si è pensato addirittura di sbaraccare tutto e annullare la serata, la prima e sola in listino a Terni sotto l’egida musicale dell’UCS, le cui iniziali – per l’occasione – troneggiavano nei giardini esterni al Baravai. Diversi sono stati gli artisti che non hanno potuto esibirsi – come Molecola o i Santa Giant Gummy Bears -, mentre uno dei due palchi annunciati veniva eliminato dalla scaletta e l’orario delle esibizioni posticipato di un’ora, ma alla fine un vivace raggio di musica rock ha saputo comunque fendere con carisma ed energia il maltempo ternano, effettivamente “spaccando”.

Hanno aperto gli Antefatti intorno alle 20.20. Erano anni che la band made in Terni non si esibiva in casa e nonostante il tempo hanno dimostrato di sapere ancora il fatto loro. Peccato per il poco pubblico iniziale: nelle prime ore della serata, le nuvole nere e il cielo grigio preoccupavano ancora. Una battuta del bassista è apparsa emblematica: «Dicono che il ternano sia solubile. Guardando bene, non sembrerebbe». In un breve mix esaustivo del loro repertorio, gli Antefatti hanno però portato il palco a casa con grande energia e voglia di divertirsi, coinvolgendo tutti.

Intorno alle 21:00 è poi toccato a SvegliaGinevra. Il pubblico sempre ridotto ma comunque partecipe. Un sound più delicato, quello dall’autrice 31enne, più “indie”, più sognante e meno trascinante rispetto al rock precedente, eppure immersivo, a modo suo. A ridosso della conclusione, è anche saltata una corda alla sua chitarra.

Alle 22:20, infine, sono saliti sul palco i The Zen Circus. Con le stelle finalmente visibili in cielo, l’anfiteatro romano si è riempito di gente, appassionanti ed entusiasti: erano 12 anni che il gruppo guidato da Andrea Appino non si esibiva a Terni, e per come è stato confezionato il concerto, ma anche per la loro evoluzione artistica, i tanti traguardi raggiunti, le tante e splendide canzoni scritte e suonate, hanno fatto capire alla città il peso specifico di una qualità musicale esemplare, soprattutto in live.

Hanno aperto con la “Terza guerra mondiale” e concluso con “Viva”, percorrendo pure involontariamente un sottile percorso socio-politico davvero attuale. Nel mezzo tanti momenti emozionanti e travolgenti: il ri-arrangiamento de “L’amore è una dittatura”, la delicatezza di “Appesi alla Luna”, la potenza umana di “Catene”, “Ilenia”, “Non”, l’eccitazione dal vivo nel sentire brani cult come “Canta che ti passa” o “Andate tutti affanculo” e in generale per un repertorio vario, bello, vero, impetuoso e in giusta misura romantico.

L’anfiteatro romano pieno quasi fino all’orlo, alla fine, ha gridato e cantato insieme a loro fino a dopo la mezzanotte, scacciando le nubi e godendosi il sereno. Che si tratti del potere della musica o meno, l’Umbria che spacca ha portato a casa il risultato, in attesa di un 2023 con più date, palchi, artisti e – si spera – bel tempo.

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