di Marco Brunacci
PERUGIA –
Inizia il conto alla rovescia per trovare la persona dell’anno per il 2022 in Umbria. E se fosse un Ente?
Ragioniamoci su.
1.L’Università degli studi di Perugia (ma con tanta attenzione per Terni) sta chiudendo un anno al galoppo. Uscita dal Covid, sta facendo il record degli iscritti. Di sicuro sale (era al +4% a novembre) mentre le altre Università italiane stentano. E tante fanno segnare performance negative. Ha riportato in presenza ragazzi nelle strade di Perugia, come non si vedeva da anni, a cercare alloggi. I numeri ufficiali ancora non ci sono perchè è in corso la campagna di iscrizione che si chiude a marzo ma il record della storica Università è a portata di mano (33-34 mila iscritti). Il rettore Oliviero neanche ne vuole sentir parlare, ma si aspettano sorprese solo positive.
2.Un fatto non sufficientemente comunicato è stata l’approvazione del bilancio dell’Università, appena prima di Natale. La titolare della direzione generale dell’Ateneo, Vivolo, si è presentata all’inaugurazione del punto vendita di prodotti con marchio dell’Università perugina (felpe, magliette e simili), un atto di fiducia nel futuro oltre la contingenza, un check su quanto si è capaci di stimolare lo spirito di appartenenza), con una collana dalla quale pendevano occhiali. Cinque, forse sei, anche di più. Avrà voluto dire che vigila, che nulla le sfugge? Fatto sta che il risultato è positivo, il bilancio è solido, con accantonamenti prudenziali. Ma anche con la certezza che il grande colpo del caro energia è stato assorbito dalla struttura, che quindi è da considerare solida, in buona salute.
3.Lo scenario descritto è da considerare un successo con vista sul futuro. Le Università – dice chi segue con attenzione – saranno tra poco le nuove Asl: costrette a inseguire costi crescenti, senza avere gli strumenti per farvi fronte.
Da una parte i vincoli e le strettoie del bilancio, dall’altro la concorrenza delle Università private, soprattutto di quelle telematiche. Il futuro è un imbuto nel quale ci si deve infilare. Ne esce solo chi è forte e sano, chi vende eccellenze e riesce a coniugare la conoscenza con i sogni. La strada è quella di quell’unicum che è il progetto sulle onde gravitazionali: se a Perugia si può ascoltare il sussurro dell’Universo e il respiro della Terra, puoi appropriarti di un’esperienza irripetibile, non solo imparare un mestiere.
4.L’Università di Perugia, col rettore Oliviero in prima fila, sarà la protagonista del riassetto della sanità umbra. Roba da far tremare i polsi. Partono a metà gennaio le due aziende universitario ospedaliere, una sinergia tra le prime in Italia, da sperimentare a Perugia e a Terni.
C’è chi ha un sano scetticismo sul ruolo taumaturgico della medicina universitaria. Ma al punto in cui siamo, a percorrere il pericoloso sentiero che corre tra il precipizio dei debiti e la frana dei servizi, solo il valore aggiunto che può dare l’Università in medicina è in grado di permettere di scavalcare l’attuale montagna e trovare una valle più rassicurante.
Insieme alla Regione, l’Università deve smantellare i reparti degli ospedali di Perugia e Terni che sono doppioni, triploni e quadruploni. E questo non è neanche la più difficile delle prove. Ma deve dare fornire tutte le conoscenze e le esperienze per far funzionare la sanità umbra come rete e per farla tornare attrattiva a livello interregionale e nazionale.
Se poi si trova il tempo, qualcuno dovrà anche fare argine a chi vuole una Irccs, l’Istituto di ricerca speciale, copia carbone di servizi che già esistono. Se Ircss deve essere, che sia quanto di più avanzato propone la ricerca in campo medico, a partire dall’utilizzo della IA, l’intelligenza artificiale.
Allora: sarà l’Ente dell’anno? Le premesse ci sono tutte, ma meglio attendere che sia ultimato l’accidentato percorso della sanità. Magari anche solo per scaramanzia.


