di Marco Brunacci
PERUGIA – Il 2023 si apre nel segno di uno dei migliori dossier della Giunta regionale targata Tesei: la nuova vita dell’aeroporto San Francesco.
Col primo di gennaio si aprono però tre nuove partite.
A. Si prende atto del record di 370 mila viaggiatori fatto dallo scalo umbro e si capisce che la mission per quest’anno non si può fermare a meno di 500 mila passeggeri (anticipando il piano industriale). Ma per fare questo servono strategie di prospettiva e investimenti ulteriori (a questo punto – come tante volte sottolineato – si è condannati a crescere).
B. Iniziamo dai nuovi investimenti: Sase, andando ad approfondire le dotazioni dello scalo, ha scoperto che in casa non c’è il sistema per consentire l’atterraggio in sicurezza nel caso di nebbia. Costa 2 milioni e va realizzato prima di subito.
Per 500 mila passeggeri servono poi strutture a terra più ampie e accoglienti. Difficile immaginare un investimento minore rispetto a quello per la nebbia.
Finalmente tutti hanno capito (anche Confindustria) che il rapporto tra aeroporto e Pil dell’Umbria è tutt’altro che cervellotico. Non stiamo a dire l’impatto sul turismo, che è sotto gli occhi di tutti.
Chi investe? Chi decide di far fronte agli impegni presi (ogni riferimento al Comune di Assisi è voluto)? La Regione continua a cantare e portare la croce. Compito ingrato. Ma garantisce continuità. Serve però qualche altra idea.
C. Ora le strategie 2023. La Germania è un obiettivo da centrare. E l’hub è Francoforte. Non altro. Sta andando per le lunghe. Ma non si vedono alternative (tenendo presente che di alcune slot europee – Parigi – si può alla fine farne a meno e altre sono a portata di mano ma devono essere remunerative).
E allora si apre una “pista” italiana, alla quale Umbria7 ha già fatto cenno.
Far tornare Milano tra i collegamenti garantiti dal San Francesco permette dare un taglio al costosissimo servizio Fs per Freccetta rossa (copyright Umbria7), che parte in ore antelucane da Perugia e prevede un esborso da parte dell’Umbria di 3 milioni circa all’anno. Per dare una proporzione: far funzionare l’aeroporto come è oggi costa complessivamente 4 milioni annui.
Il Freccetta rossa poteva essere una risposta in un periodo non cui l’Umbria era sinonimo di isolamento. Ora bisogna tornare a riflettere sull’opportunità di un collegamento aereo. Con i treni “normali” che stanno migliorando il servizio.
Che anno sarà per l’aeroporto? Come si vede, impegnativo. Gli esami non finiscono mai.