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Perugino, al via il restauro del Gonfalone del Farneto per i 500 anni dalla morte del “meglio maestro d’Italia”

Ecco quando sarà possibile vedere l’opera nella sua veste finale | FOTO e VIDEO

di Arianna Sorrentino

PERUGIA – L’unica opera del Perugino all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria che non subiva restauri da almeno 50 anni era quella del Gonfalone del Farneto. E così, in occasione della mostra “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel tuo tempo” in programma dal 4 marzo all’11 giugno alla Gnu, si è deciso di lavorarci per renderla degna delle altre opere del percorso espositivo.

«Mentre stavamo preparando la grande mostra per i 500 anni dalla morte del maestro – dice Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria – abbiamo pensato che era un peccato inserirla senza un restauro. E così sarà presentata il giorno dell’inaugurazione della mostra con lo stesso livello di qualità e di conservazione delle nostre altre opere». A venire in soccorso ci hanno pensato Coop Centro Italia e Fondazione NOI Legacoop Toscana: grazie ai loro finanziamenti sarà possibile il restauro nell’ambito di un più ampio progetto culturale. La presentazione dell’avvio del progetto di restauro si è svolta nella mattina di mercoledì 18 gennaio direttamente alla Galleria Nazionale dell’Umbria: all’incontro, oltre il direttore Pierini, era presente la curatrice della Galleria Veruska Picchiarelli, il presidente del consiglio di amministrazione di Coop Centro Italia Antonio Bomarsi e la presidente della Fondazione NOI Irene Mangani. Successivamente è stato reso possibile un incontro ravvicinato con l’opera dipinta a tempera su tela dell’artista umbro risalente al 1472. «È uno degli esempi del Perugino giovane, di quando esce dalla bottega del Verrocchio di Firenze. Quando ritorna a Perugia porta un Verbo nuovo e straordinario che i pittori perugini percepiscono subito – continua Pierini – Racconterà gli esordi di un Perugino che a dispetto del nome è molto fiorentino». Il dipinto, che raffigura il Compianto sul corpo di Cristo, adagiato in grembo alla Madre e venerato da San Girolamo e dalla Maddalena, è stato giudicato dagli esperti intimo, crepuscolare e ascetico: avrebbe dovuto ricordare ai frati del piccolo convento francescano della Santissima Trinità del Farneto – i commissionari – l’esempio degli antichi eremiti nel deserto. Per quanto riguarda la tipologia del manufatto, si tratta di uno stendardo processionale: per questo motivo non veniva utilizzata la tipica preparazione delle tele fatta di gesso e colla. Il dipinto necessitava di essere leggero ed elastico. «Vogliamo garantire alla collezione della Galleria – conclude la conservatrice Picchiarelli – che uno dei suoi elementi più importanti del Perugino sia in perfetto stato di salute, oltre che nella miglior presentazione estetica. Il restauro è un’operazione che permette di saperne di più, sia dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista della storia. Questo è l’obiettivo che cercheremo di raggiungere anche grazie ad una serie di indagini diagnostiche che verranno eseguite sul Gonfalone».

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