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Sanità, Lea, Performance e Benchmarking: l’Umbria sempre tra le regioni migliori

L’analisi di Pino Giordano

di Pino Giordano

PERUGIA – In quest’ultimo decennio il Fondo Sanitario è stato cronicamente sotto finanziato. Come ha rilevato la Fondazione GIMBE nel periodo 2010-2019, il Servizio Sanitario Nazionale, tra sottostima e tagli, ha perso circa 37 miliardi (quasi per metà a spese del personale) e solo in questi ultimi anni c’è stata un’inversione anche consistente che però ancora non ha fatto recuperare i livelli di finanziamento precedenti.

Tuttavia, sostanzialmente, il Servizio Sanitario, ha continuato a garantire una quantità ed una qualità di prestazioni in larga parte accettabili, almeno in molte regioni, ma sono cominciate a manifestarsi gravi carenze: liste di attesa, posti letto insufficienti anche per le terapie intensive, carenza di personale sia della Dirigenza, principalmente medici, e sia del comparto (infermieri e tecnici). Criticità che ancora persistono e che sono state e sono il frutto di scelte discutibili sul piano della garanzia di diritti fondamentali, specie in alcune realtà territoriali (fino a rasentare ambiti di eticità). Il tutto con l’alibi di una presunta sostenibilità.

REGIONALISMO: ANCHE DIFFERENZIATO?
Realtà, queste, che dovrebbero far meditare sui tempi e sui modi che in questi prossimi mesi saranno determinanti (ed anche preoccupanti) per il progetto che mira a velocizzare l’attuazione di una maggiore autonomia differenziata delle regioni, come contenuto nel DDL del Ministro Calderoli su “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’art. 116, terzo comma, della Costituzione”, e che tante perplessità sta suscitando in vasti ed ampi settori istituzionali e culturali (Forze politiche, Presidenti di Regioni, Sindaci, Costituzionalisti, Economisti).
Il sistema, peraltro, com’è sotto gli occhi di tutti, è già ampiamente regionalizzato e differenziato fin dal 2001 (modifica del Titolo V) con esiti, purtroppo, quasi disastrosi per circa 1/3 degli italiani, e non deve quindi meravigliare se i dati tra le varie regioni sia in termini di distribuzione delle risorse (è stata privilegiata essenzialmente la spesa storica e non i bisogni) e sia in termini di efficacia (LEA) e di efficienza (Performance) siano molto disomogenei, fino a rasentare vere e proprie condizioni di gravi diseguaglianze, quasi esclusivamente a scapito dei cittadini delle regioni del Sud. I due parametri (qualità ed efficienza), peraltro, costituiscono un importante indice (IQE) con cui annualmente Il Ministero della Salute sceglie le regioni di riferimento per gli standard benchmark. E sembra esserci una diretta relazione tra risorse, LEA e performance.

LE TABELLE
Nelle due tabelle allegate vengono riportati i dati relativi a questi due principali parametri. La Tabella I contiene i parametri di efficacia e cioè vengono quantificati i livelli di garanzia del Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in una scala che rappresenta la posizione di ogni singola regione. I LEA sarebbero (il condizionale visti i risultati è d’obbligo) le prestazioni fondamentali che i vari servizi sanitari regionali avrebbero il “dovere” di garantire e che i cittadini avrebbero il “diritto” di ricevere. I dati sono gli ultimi disponibili e sono riferibili al 2019. Come si vede c’è una notevole differenza tra i primi e gli ultimi con un gap notevole. Tradotto, significa che gli abitanti delle regioni con un punteggio maggiore (quasi esclusivamente Centro-Nord) ricevono maggiori prestazioni e con qualità quasi doppia rispetto a chi risiede nelle regioni che presentano i punteggi più bassi (quasi tutti Centro-Sud ed isole).
Nella Tabella II sono invece sono sintetizzati i dati relativi alle performance, al grado di efficienza che viene misurato attraverso vari indici. Ed anche su questi parametri l’Italia è divisa in 3-4 fasce con le regioni del Centro-Nord sempre nelle prime posizioni (maggiore efficienza) e con le regioni del Sud sempre nelle posizioni più basse (minore efficienza). Performance che come si vede e come è nell’esperienza quotidiana di tutti, via via, nel complesso, a causa prevalentemente del sotto finanziamento, sono andate peggiorando in tutte le realtà regionali.
La quota di soddisfazione rispetto al Servizio Sanitario della propria Regione oscilla infatti –come rileva il CENSIS- da circa 80% del Nord, al 62% del centro e al 41% del sud ed isole ed il 96% degli italiani – come ha documentato un’indagine di qualche anno fa su “Gli italiani ed il SSN“ dell’Istituto Piepoli- ha la netta percezione di una profonda disuguaglianza nell’accesso alle cure a secondo della Regione di residenza.

L’UMBRIA
L’Umbria si è sempre collocata tra le posizioni medio-alte sia per la qualità e l’efficacia delle prestazioni (LEA) e sia per i livelli di efficienza che nei vari anni hanno garantito i servizi delle aziende sanitarie regionali.
L’insieme di questi parametri (efficacia ed efficienza), l’entità e la qualità delle prestazioni e l’utilizzo delle risorse, sintetizzate in un indice di Qualità ed Efficienza (IQE) che ne misura il grado di organizzazione, il livello di erogazione dei LEA e gli aspetti economico-gestionali (equilibrio di bilancio), ha rappresentato negli anni il nucleo principale con cui il Ministero della Salute annualmente ha determinato gli standard di riferimento, “ai fini della determinazione dei costi e dei fabbisogni standard”, tra le varie regioni, definendo prima le prime cinque e successivamente le tre migliori regioni da indicare come regioni benchmark.
L’Umbria è stata da molti anni tra le prime regioni: prima nel 2018 e seconda negli anni successivi incluso il 2022. Il gruppo delle Regioni più performanti si è mantenuto sostanzialmente costante: oltre all’Umbria anche l’Emilia Romagna, le Marche, la Lombardia ed il Veneto.
Va anche detto che su questi parametri le regioni, al momento del riparto del Fondo sanitario, ricevono una parte aggiuntiva di risorse quale quota “premiante”.
Essere bravi, insomma, conviene anche. Da evitare, però, la tentazione di anteporre i numeri ai fatti, le statistiche ai risultati.

Perugia, piazza Italia, Umbria - provincia @RIPRODUZIONE RISERVATA

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