di Marco Brunacci
PERUGIA – Il rispetto e l’apprezzamento per il suo passato è un punto fermo, ma con questa relazione conclusiva del suo mandato, Vincenzo Sgalla, operaio Perugina, per 8 anni alla guida del sindacato, si candida anche a essere l’ultimo segretario del grande sindacato dei lavoratori, primo dell’Umbria, protesta e proposta, lotta ma senza mai dimenticare il governo.
Debutta con un «compagne e compagni» per dire che si sarebbe disonesti se non si prendesse atto che l’Umbria è in declino da 15 anni. Nel 2007, aggiunge, aveva il 95% del reddito nazionale, che è diventato l’82% in pochi anni. Meno 12 punti.
Poi si addentra nell’analisi, perfino puntiglioso nei dettagli, ma finisce il paragrafo affermando senza mezzi termini che «è fallito il modello del socialismo appenninico».
Lascia in questo passaggio una sorta di suo testamento politico di onestà intellettuale e correttezza nella lettura della realtà, un passaggio fondamentale.
Avrà forse poi fatto concessioni al governo di centrodestra? Scordatevelo. Anzi condanna Tesei affermando che «non ha visione». E bisogna quindi attendere tempi nuovi.
Però l’analisi consente un confronto con la presidente della Regione che rivendica successi in economia.
Il tasso di disoccupazione al 6.6%, la messa in sicurezza dei lavoratori (1800) delle società partecipate, l’aeroporto (come già riconosciuto da Sgalla), il recupero del Pil a livelli pre Covid, il 3.9% di crescita nel 2022.
Questo non cancella le criticità, dall’inverno demografico, all’uscita dei giovani dalla regione, all’aumento di certe povertà. Ma – dice Tesei – per ognuno di questi temi stiamo mettendo in campo misure.
E fin qui la platea la segue silenziosa e non ostile.
Sulla sanità, invece, Tesei commette l’errore di essere lunga e arzigogolata, invece di ammettere i ritardi e le difficoltà (che sono di tutta la sanità italiana) e spiegare quello che sta provando a fare in queste settimane. Per questo deve avanzare tra un mormorio e l’altro, voci di disapprovazione, dei delegati Cgil.
Interessanti gli interventi dei due segretari regionali ospiti: Manzotti (Cisl) fa capire di avere orizzonti e prospettive che non si sovrappongono a quelle di Cgil, come già si sta vedendo. Uil (Molinari) è a metà del guado, ma per ora solo tanti attenta alla sanità.
Conclusione: Sgalla esce ma si candida ad essere l’ultimo segretario di un certo tipo di sindacato, grande e decisivo, una parte sociale che non può non essere ascoltata, che è, come dire, di sistema, capace di duri scontri e pazienti trattative, realistico, non utopico, responsabile, non massimalista.
Da domani tocca alla Paggio, da Orvieto, che viene dal sindacato pensionati, e sarà- probabilmente- una sterzata a sinistra. Ma soprattutto un altro sindacato.