di Francesca Cecchini
Pronta a partire una nuova settimana di spettacoli teatrali in Umbria che da martedì 31 gennaio a domenica 5 febbraio toccherà le città di Assisi, Città di Castello, Corciano, Narni, Perugia, Spello, Spoleto, Terni, con due anteprime nazionali, monologhi, commedie, classici rivisitati, senza dimenticare il teatro ragazzi.
Martedì 31 gennaio alle 20.45 al teatro Sergio Secci di Terni e venerdì 3 febbraio alle 20.45 al teatro degli Illuminati di Città di Castello “Oblivion Rhapsody”, show per festeggiare l’anniversario dei primi dieci anni di tournée insieme, summa dell’universo Oblivion. In piena crisi di mezza età, i cinque rigorosi “cialtroni” sfidano sé stessi con un’inedita e sorprendente versione acustica della loro opera omnia. Si parte dalle famose parodie dei classici della letteratura, passando per la dissacrazione della musica a colpi di risate, per un viaggio lisergico che ripercorre anni di raffinate e folli sperimentazioni, senza soluzione di continuità. Un viaggio allucinato e visionario che collega mondi mai avvicinati prima d’ora. Uno spettacolo di e con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli, regia Giorgio Gallione
Prevendite al botteghino telefonico regionale Tsu: 075 57542222 (dal lunedì al sabato dalle 17 alle 20)

Martedì 31 gennaio alle 20.45 al teatro nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto anteprima nazionale di “Uno sguardo al ponte” di Arthur Miller, con Massimo Popolizio (anche in veste di regista) e con Valentina Sperlì, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabriele Brunelli.
«Scrive Miller: L’azione della pièce consiste nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad ammantare il suo potere su di lui fino a distruggerlo – racconta Popolizio – Ecco, questo concetto di ineluttabilità del destino e di passioni dalle quali si può essere vinti e annientati è una spinta o una necessità che penso possa avere ancora oggi un forte impatto teatrale. Tutta l’azione è un lungo flash-back, in puro stile hollywoodiano, Eddie Carbone, il protagonista, sale sul palco quando tutto il pubblico già sa che è morto. Questo spettacolo rappresenta una magnifica occasione per mettere in scena un testo che assomiglia a una sceneggiatura cinematografica e, alla luce di tutto il materiale che ha potuto generare dal 1955 ad oggi – film, fotografie, serie televisive – credo possa essere interessante e divertente una versione teatrale che tenga presente tutti questi figli. Una grande storia raccontata come un film, ma a teatro».
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Mercoledì primo febbraio alle 21 alla sala dei Notari di Perugia “Perché leggere i classici”, di Italo Calvino, con Francesco Montanari e Riccardo Sinibaldi, regia di Davide Sacco.
«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire», queste le parole più famose dell’opera, oggi riproposta per forza comunicativa e attualità. Con intensità Calvino si confronta con i classici e con l’importanza sociale che essi hanno. Francesco Montanari fa sue le parole e il pathos narrativo, per entrare nel ricordo di un uomo e di un’epoca ancora vivi, come i grandi classici. In scena con lui, Riccardo Sinibaldi. Un viaggio che dimostrerà che la cultura non è mai antica, perché porterà sempre con sé il suo messaggio universale e che si chiude con lo storico discorso tenuto da Umberto Eco all’Università di Bologna sull’importanza di leggere i classici. Un format interattivo, in cui il pubblico viene coinvolto nella riflessione attraverso divertenti momenti di intrattenimento, con l’ingresso dell’attualità (il testo originale di Calvino dialogherà con la voce di Siri) e con la leggerezza tipica dell’opera calviniana.
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Dal primo al 3 febbraio (mercoledì alle 20.45, giovedì alle 19.30, venerdì alle 20.45) al teatro Francesco Morlacchi di Perugia “Pupo di zucchero. La festa dei morti”, testo e regia Emma Dante con Carmine Maringola (il Vecchio), Nancy Trabona (Rosa), Maria Sgro (Viola), Federica Greco (Primula), Sandro Maria Campagna (Pedro), Giuseppe Lino (Papà), Stephanie Taillandier (Mammina), Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout (Pasqualino), Martina Caracappa (zia Rita), Valter Sarzi Sartori (zio Antonio).
Lo spettacolo è liberamente ispirato a “lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile e racconta la storia di un vecchio che, per sconfiggere la solitudine, invita a cena nella loro antica dimora i defunti della famiglia. Nella notte fra l’uno e il due novembre, lascia le porte aperte per farli entrare. «In Pupo di zucchero – spiega Emma Dante – la morte non è un tabù, non è scandalosa, ciò che il vecchio vede e ci mostra è una parte inscindibile della sua vita. Ciò non può che intenerirci. La stanza arredata dai ricordi diventa una sala da ballo dove i morti, ritrovando le loro abitudini, festeggiano la vita».
Progetti speciali: giovedì 2 febbraio, la replica sarà audiodescritta grazie al progetto realizzato dal Centro Diego Fabbri che consente anche alle persone non vedenti e ipovedenti di seguire la messa in scena (“Teatro no limits”); venerdì 3 febbraio alle 17.30 il pubblico incontrerà la compagnia nell’incontro condotto dalla giornalista Ilaria Rossini. A seguire, degustazione gratuita di vini della cantina Pucciarella di Magione, offerta dal Caffè del Teatro (“Incontra i protagonisti”); sabato 4 febbraio alle 11.30 al Centro studi Sergio Ragni del Morlacchi la dramaturg Linda Dalisi accompagnerà lo spettatore in un originale approfondimento dell’opera (“Il filo di Arianna”).
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Giovedì 2 febbraio alle 21 al teatro Giuseppe Manini di Narni “Questa splendida non belligeranza”, scritto e diretto da Marco Ceccotti, spettacolo vincitore In-Box 2022, con Giordano Domenico Agrusta, Luca Di Capua e Simona Oppedisano.
Attore e autore originario di Narni, Ceccotti porta in scena un’originale e dissacrante commedia moderata sul devastante quieto vivere che racconta di una famiglia, padre-madre-figlio, in cui la mancanza di comunicazione si manifesta nell’incapacità di esprimere i propri sentimenti.
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Venerdì 3 febbraio alle 21.15 al teatro Lyrick di Assisi “Bau” nuovo spettacolo di e con Angelo Pintus che così descrive la performance: «Ma con un titolo come “Bau”veramente c’è bisogno di spiegare lo spettacolo? Veramente devo dirvi di che cosa parlerà? Io capisco se si fosse chiamato “Miao”, ma si chiama “Bau”! A volte davvero, mi viene voglia di abbaiare!“. Insomma, per scoprire tutto non vi rimane che andare a teatro».
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Venerdì 3 febbraio alle 21.15 al teatro Subasio di Spello “Cani”, di e con Michele Bandini, un lavoro sugli equilibri di potere talvolta distruttivi, talvolta generativi, connessi ai rapporti genitori-figli. Natura di un potere che universalmente ci riguarda, ci condiziona fin dalla nascita, come figli, come genitori, come animali di una specie.
La scena, scarna, è un bosco dello spirito, una selva domestica, in cui riverberano parole e paesaggi sonori, che risuonano in un grande spazio vuoto del pensiero. L’universo acustico/musicale assume in questo progetto una funzione drammaturgica e immaginativa che evoca la vastità di uno spazio interiore in cui il paesaggio sonoro diventa amplificazione di un vuoto dell’anima.
Citando Jean-Luc Nancy «Le parole ‘animale’ e ‘animalità’ contengono una carica selvaggia, indomabile, pulsante, che evoca una estraneità inassimilabile e inadattabile», quindi da un lato questa «estraneità» allontana l’animalità da noi umani, dall’altro rileva la parentela semantica tra animalità e «anima», che sottintende l’equivalenza tra l’animale e «ciò che è animato da un’anima». In questa ridefinizione di umano, si incontra l’animale e tutto ciò che in qualche modo ci anima. In questo orizzonte di ricerca, l’uomo forse coincide con il Cane, emblema dell’animale addomesticato che ha sacrificato la sua natura selvatica, con un atto di assoggettamento docile e ubbidiente, inserendosi in un legame di dipendenza affettiva, che è metafora del delicato rapporto tra il padre e un figlio ferito.
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Sabato 4 febbraio alle 21.15 al teatro Lyrick di Assisi “Lasciate ogni menata voi che entrate”, monologo teatrale firmato dall’attore, comico e cabarettista genovese Maurizio Lastrico, in cui l’interazione con il pubblico gioca un ruolo fondamentale. Ruolo cardine nello spettacolo è l’insieme dei suoi celebri endecasillabi “danteschi”, che mescolano il tono alto e quello basso, raccontando con ironia incidenti quotidiani, di una sfortuna che incombe, di un caos che gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita. Proporrà inoltre le sue storie condensate, in cui la sintesi e l’omissione generano un gioco comico di grande impatto. La sua sperimentazione sul linguaggio parlato e scritto nasce dall’osservazione di realtà fra loro molto distanti: il mondo dei bar, in cui si mescolano borbottii e luoghi comuni, gli oratori delle parrocchie, i teatri stabili in cui si mettono in scena i grandi classici, le scuole (dell’obbligo e di recitazione), la campagna e la città.
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Sabato 4 e domenica 5 febbraio alle 17 al teatro Bertolt Brecht di Perugia “Nel bosco addormentato”, con Raffaella Giancipoli, Miriam Fieno, Fabio Trimigno, Bakary Diaby, Matteo Miucci, regia di Cosimo Severo.
La fata Bianca, la più bella, sola e potente fata del regno appare nel sogno della Regina e le promette che avrà la figlia che tanto desidera e che lei sarà la sua madrina. Cosa succede quando un sogno si avvera? Nel castello la fata Brutta, chiacchierona e smemorata, e la fata Muta, che ha una classe che manda in bestia la sua sgraziata collega, preparano il corredino e i festeggiamenti. La fata Brutta si occupa degli inviti, si sforza di ricordarsi tutti, proprio come ha detto la regina, di non dimenticare nessuno, fosse pure la persona più antipatica del regno. La festa è un successo, a parte quel brivido freddo all’improvviso dietro la schiena, a parte quella figura che guarda minacciosa la carrozzina della principessa, a parte che la fata Brutta si è ricordata di invitare tutti tranne la fata Bianca, che adesso porta il suo dono alla bambina: «Quando la principessa compirà 16 anni si pungerà il dito con un ago da cucito e morirà». La fata Brutta, ottiene che la principessa non muoia ma dorma per cento anni in attesa che l’amore la risvegli, perché di questo è sicura, l’amore vero esiste. La due fate madrine custodiscono la principessa dentro al castello e il giorno del suo sedicesimo compleanno, quando il destino arriva puntuale all’appuntamento, la principessa non lo riconosce, si punge e cade in un sonno profondo. Tutti si addormentano insieme a lei, tranne la Fata Bianca che resta di fianco alla principessa a regalarle i sogni più belli, sogni che le sembrino più vivi della realtà, sogni che le facciano dimenticare di svegliarsi. La luna, che non dorme mai, conta cento anni e vede arrivare tanti principi invano. Finché da una terra lontana arriva un uomo nero come la notte, che per l’emozione non riesce a stare fermo e zitto. Non sappiamo se fosse un principe prima, di sicuro lo diventa quando la principessa si sveglia e corrisponde il suo amore.
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Sabato 4 febbraio alle 21.15 e domenica 5 febbraio alle 17.15 al teatro Franco Bicini “Trenta secondi d’amore”, commedia in tre atti di Aldo Benedetti, regia di Ginìanfranco Battistini.
Il testo è malizioso: una signora decide di prender la patente all’insaputa del marito per fargli una sorpresa. Costretta ad anticipargli la notizia a causa della malevolenza della famiglia di lui, che insinua che lei abbia un amante, per averla vista in auto con uno sconosciuto (l’istruttore di scuola guida), decide offrire subito dimostrazione dei progressi fatti andando perà a investir, peròe un ignoto passante proprio sotto casa. Il passante, in realtà, altri non è che un suo fervente ammiratore che, da un mese circa, fa in modo di trovarsi lì soltanto per vederla e riuscire ad avere da lei riscontro. I danni che subisce sono tali da richiedere un risarcimento di 150 mila lire (cifra esorbitante, all’epoca), oppure un bacio della durata di 30 secondi. Piccante e assai gradevole, con un finale degno dell’intera commedia.
Acquisto dei biglietti: 333 3879119 – 075 5736794

Domenica 5 febbraio alle 17 al teatro Sergio Secci di Terni “Sogno”, da “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare, regia di Beatrice Ripoli, con Enrico De Meo, Chiara Mancini, Valentina Renzulli, Andrea Volpi.
Il re e la regina delle fate, Oberon e Titania, litigano come al solito e portano scompiglio nella vita pacifica del bosco. Puck e Fiordipisello, fedeli servitori dei regnanti, vivono l’incanto della scoperta dell’amore e, loro malgrado, vengono coinvolti nel litigio dei sovrani. Grazie al potere magico di un fiore fatato, la pace sta per essere ristabilita, quando l’improvviso sopraggiungere nel bosco di due coppie di esseri umani, distrae gli esseri magici dalle loro faccende. Dopo qualche “errore” di Puck, che complica ancor più l’intricata vicenda, l’amore torna a trionfare nel cuore di tutti e l’armonia a regnare nel bosco. La messa in scena di Sogno mette in evidenza soprattutto gli aspetti magici della commedia shakespeariana e la contraddittorietà di situazioni ed emozioni vissute dai protagonisti. Il dubbio dei personaggi, sul quale spesso ci interroghiamo tutti noi, su cosa sia reale o cosa non lo sia, è affrontato in modo leggero e divertente.
Prevendite 075 5286651 – 075 5289555 – 353 4275107

Domenica 5 febbraio alle 17.30 al teatro di Figura di Perugia “Storie in soffitta” della compagnia degli Accettella, di Alessandro Accettella e Roberto Piumini, con Alessandro Accettella e Stefania Umana, regia di Danilo Conti. Spettacolo tratto dal libro “C’era una volta, ascolta”, un pot-pourri di filastrocche e raccontini scritti con la consueta delicatezza di Piumini. Due fratelli decidono di andare di andare in soffitta ad aprire un baule dove il nonno custodisce un diario su cui ha scritto le storie da raccontare ai suoi nipotini. La vista però di oggetti vari e sparsi scatena la fantasia dei due che tornano improvvisamente bambini e che cominciano a raccontarsi delle nuove storie. Uno spettacolo su un tema classico del teatro ragazzi: il gioco che nasce dalla semplicità dell’oggetto animato e dalle relazioni tra soggetti. Consigliato a partire dai 3 anni.
Acquisto dei biglietti: 075 5725845

Domenica 5 febbraio alle 17 al teatro della Filarmonica di Corciano “La divina Sarah” da “Memoir” di John Murrell, testo di Eric-Emmanuel Schmitt, con Lucrezia Lante della Rovere e Stefano Santospago, regia di Daniele Salvo.
Dialogo intimo e vibrante, divertente e commovente, lo spettacolo, conosciuto in Francia con il titolo “Sarah et le cri de la langouste”, è una commovente evocazione della grande attrice Sarah Bernhardt al crepuscolo della sua vita, nella sua villa di Belle-Ile-en mer, nel momento in cui scrive il secondo volume delle sue memorie.
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